"Non siamo mai stati nemici, ma venivamo da esperienze, famiglie, paesi, passioni diverse. La nostra educazione, la nostra crescita è andata per strade che non si incrociavano. Lui veniva dall’Argentina dove il pallone è antico, ancestrale, viscerale, un modo di vivere del popolo. Prende la testa, il cuore, i polmoni. Lì il calcio è primordiale, è un graffito delle caverne, è un tatuaggio sulla pelle. Si fa vedere e sentire. Un’identità forte, un sentimento nazionale, è come la tua mamma. Io sono nato in Francia, dove la gente se ne fregava del pallone, e non credeva che quello del calciatore potesse essere un lavoro". Michel Platini in una intervista a 'Repubblica' racconta il suo rapporto con Diego Armando Maradona. "E' stato eccessivo ma raramente ha sbagliato gioco. In campo è stato magico e magnifico, sul resto della sua vita non mi permetto di entrare. Molto più dei caratteri, contano le origini diverse. In Argentina il calcio è una rabbia di tutti, vive di rimandi, è un album dove trovi sempre una figura che ti appartiene - ha aggiunto - In Francia quando giocavo da ragazzo mi dicevano: se piace a te. Non ero uno di loro, ma solo uno che inseguiva il suo gioco preferito. Non c’era la dimensione collettiva che invece a Diego non è mai mancata. Non siamo fatti solo di stile, ma di quello che ci portiamo dentro. La mia generazione ha riacceso la fiamma del calcio francese che fin lì quanto a risultati era stato un disastro".
Due rivali che hanno incantato in Serie A: Platini al Nord a Torino, Diego al Sud a Napoli.Potrebbe interessarti
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