Italia Nostra chiede la revoca dei permessi a costruire degli impianti di Biogas per inottemperanze.

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Italia Nostra chiede la revoca dei permessi a costruire degli impianti di Biogas per inottemperanze.

L’associazione nazionale ambientalista Italia Nostra, con un documento inviato al sindaco di Sarno il 24 Novembre scorso, ha chiesto l’avvio del procedimento declaratorio di revoca – decadenza dei permessi di costruire, che consentirono la realizzazione degli impianti di biogas a Foce nel Maggio 2012.Nell’istanza si mette in evidenza come la concessione di quei permessi sia strettamente vincolata proprio all’osservanza delle prescrizioni che ne sono parte integrante e rivestono carattere tecnico, gestionale, igienico, sanitario e legislativo, imponendo il rispetto anche dei limiti per le immissioni in atmosfera di determinate sostanze. Italia Nostra sostiene, non solo che i permessi rilasciati sono illegittimi, perché il progetto non fu sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale, il cui obbligo è stabilito da una pronuncia della Corte costituzionale del 2013 e da una sentenza del Consiglio di Stato del 2014, espresse nel merito di casi analoghi a quello di Sarno. Ma alla luce della più recente giurisprudenza, riconducibile ad altre sentenze, sia del Tar Piemonte, sia del Consiglio di Stato che l’amministrazione può disporre il ritiro di provvedimenti favorevoli, come conseguenza della condotta del destinatario, qualora questa violi le prescrizioni contenute nei permessi stessi. In altri termini l’inadempimento delle prescrizioni allegate ai permessi, ne comporta la revoca quale sanzione da parte dell’ente.

Nel caso degli impianti di Sarno, denuncia Italia Nostra, dal 2012 al 2020 sono state violate sistematicamente decine di quelle prescrizioni, costringendo lo stesso sindaco a emanare ben tre ordinanze, sulla scorta dei sopralluoghi effettuati dall’Arpac, l’Agenzia regionale protezione ambiente. Dalla ricostruzione a puzzle delle varie inottemperanze che Italia Nostra riporta nel documento, ricostruzione basata anche sul rapporto di monitoraggio ambientale commissionato dall’ente all’Isac – Cnr di Bologna nel 2018 – emerge, fra le altre violazioni, la significativa immissione in atmosfera di Dimetilammina, sostanza molto irritante e maleodorante che, combinata con Ossidi di Zolfo e Nitrito, è anche mutagena e cancerogena, nonché usata per la preparazione del gas nervino Tabun. Ma, con la Dimetilammina, sono stati rilasciati in aria pure Metano, Anidride Carbonica, Azoto Ammoniacale e Acido Solfridico, essendo gli impianti rimasti per anni senza cupole, dopo l’incursione del ciclone Nettuno nel Dicembre 2013. A ciò si aggiunga l’ormai famigerata, nauseabonda “puzza” che flagella il circondario, opprimendo e asfissiando i residenti. Mostrando sempre costante attenzione e dando autorevole voce al Coordinamento civico Aria Pulita – storica espressione rappresentativa degli abitanti di Foce – fin dal 2012 Italia Nostra è scesa in campo contro la realizzazione degli impianti, costruiti in parte su terreno acquedottistico pubblico e a cento metri da un campo pozzi per uso idropotabile, dopo l’abbattimento di interi noceti e noccioleti.

Lo scempio innescò una forte reazione della gente, che consegnò a Italia Nostra centinaia di firme, allegate dall’associazione al primo esposto, subito depositato presso la Procura della Repubblica di Nocera Inferiore. Da allora gli esposti sottoscritti da questa che è la più antica delle associazioni di tutela dell’ambiente e del paesaggio italiane, si susseguirono a decine, tutti rigorosamente corredati dalle relazioni di referenziati, esperti consulenti: dal compianto geologo, professor Ortolani, agli avvocati Santelli e Concilio e agli ingegneri Caprioli e Vitale; una grande battaglia sostenuta anche economicamente dagli abitanti di Foce, che sancì la proficua collaborazione con Coordinamento civico Aria Pulita, La Càvea, ma anche Vas di Roma, altra importante associazione nazionale che, coinvolta in quella circostanza direttamente da Italia Nostra, firmò con essa nel 2012 ricorso al presidente della Repubblica, quando perfino Legambiente, Wwf e Codacons ebbero a tirarsi indietro.


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