epa08586899 A general view of destroyed warehouses at the port area in the aftermath of a massive explosion in downtown Beirut, Lebanon, 06 August 2020. According to the Lebanese Health Ministry, at least 135 people were killed, and more than 5,000 injured in the blast believed to have been caused by an estimated 2,750 of ammonium nitrate stored in a warehouse. The explosion and its shockwave on 04 August 2020 devastated the port area and parts of the city. EPA/WAEL HAMZEH
C’e’ anche il direttore generale del porto di Beirut, Hassan Koraytem, tra le 16 persone arrestate ieri nell’inchiesta sulle esplosioni che hanno devastato la capitale libanese. Lo rende noto l’Abc citando fonti giudiziarie locali. La magistratura, inoltre, ha disposto il congelamento dei conti di 7 persone, tra cui lo stesso direttore del porto e il capo della dogana libanese, Badri Daher.
Una cittadina italiana di 92 anni è morta nell’esplosione di Beirut e almeno dieci sono rimasti lievemente feriti. Lo confermano fonti della Farnesina, che stanno monitorando in tempo reale la situazione insieme all’ambasciata d’Italia a Beirut. E’ salito intanto ad almeno 137 morti e 5mila feriti il bilancio delle esplosioni nel porto e gli sfollati sono 300mila. Il governo libanese chiede l’arresto dei responsabili dello stoccaggio. E parla uno dei due militari italiani feriti: ‘Siamo stati fortunati, il pensiero va ai libanesi’. Le autorità portuali di Tripoli hanno detto di essere pronte a sostituire quello di Beirut.
Le autorita’ hanno interrogato piu’ di 18 funzionari portuali e doganali e altri coinvolti nei lavori di manutenzione del magazzino esploso martedi’ e 16 sono state messe in custodia. Il direttore generale del porto e il capo delle dogane, anch’essi agli arresti, mercoledi’ avevano detto alle emittenti libanesi che diverse lettere erano state inviate nel corso degli anni alla magistratura del paese chiedendo la rimozione di materiale altamente esplosivo immagazzinato nel porto.
Secondo le autorita’, quasi 3.000 tonnellate di nitrato di ammonio, utilizzato per i fertilizzanti, ma anche per costruire bombe, erano state tenute per sei anni senza misure di sicurezza nel magazzino esploso.
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