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Condannato a 2 anni e 2 mesi l’ucraino che causò la morte in autostrada del napoletano Petrucci

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Oggi, mercoledì 3 giugno 2020, il Gup del Tribunale di Napoli Nord, dott. Vincenzo Saladino, ha inflitto la pena di due anni, due mesi e venti giorni, più la sanzione accessoria di un anno di sospensione della patente, a Sergii Vasylchuk, il 56enne di nazionalità ucraina residente a Volla, nel Napoletano, accusato e ora condannato – ha scelto il rito abbreviato -per aver provocato il tragico incidente costato la vita, il 3 agosto 2018, a Enrico Petrucci, 62 anni, di Napoli: la vittima ha lasciato, tra gli altri, la moglie e due figlie affidatesi a Studio3A,che ha già ottenuto per le proprie  assistite un equo risarcimento. 

Il sinistro, rilevato dalla Polizia Stradale di Napoli Nord, è successo sul ramo “C” dell’Autostrada del Sole, al km 0+533, nel comune di Casoria, in un tratto autostradale suddiviso in due corsie di unico senso di marcia delimitate da linea di mezzeria continua e con limite di 40 km/h. La dinamica inizialmente era incerta, ma le indagini hanno consentito di appurare come sia stato il Fiat Doblò condotto dall’imputato, che procedeva con direzione di marcia verso l’A1 in carreggiata sud, e che si trovava nella corsia di sinistra, a invadere, in corrispondenza di una curva destrorsa, in fase di rientro da un sorpasso (peraltro non consentito), la corsia di destra, dove stava regolarmente sopraggiungendo la motocicletta Bmw R65 della vittima, del tutto incolpevole. Il furgone ha dunque tagliato la strada al centauro, urtando la moto con la parte posteriore destra e facendo rovinare Petrucci a terra.

Una caduta devastante in seguito alla quale il 62enne ha riportato un grave politrauma con un trauma cranico commotivo, frattura della squama del temporale di destra, ematoma subdurale fronto-temporale destro, lacero-contusioni multiple ematiche temporo-polari destre con compressione del sistema ventricolare destro, frattura scomposta della clavicola e del corpo della scapola sinistra, plurime fratture costali a sinistra con enfisema sottocutaneo. Ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Carderelli, Petrucci ha lottato disperatamente per settimane tra la vita e la morte, ma il 25 settembre 2018 il suo cuore ha cessato di battere. Nessun dubbio sul fatto che il decesso sia stato diretta conseguenza del sinistro. “La morte appare causalmente connessa al grave politrauma da incidente stradale” ha concluso la sua perizia il dott. Pasquale Monetti, il medico legale incaricato di effettuare l’esame autoptico dal Pubblico Ministero della Procura di Napoli Nord dott. Antonio Vergara, titolare del fascicolo per lesioni stradali gravissime e poi per omicidio stradale aperto a carico del conducente del Doblò. Un decesso causato, prosegue il Ctu, “da una grave insufficienza multiorgano” determinata dai traumi riportati e delle complicanze subentrate, peraltro “del tutto indipendenti dal comportamento medico, laddove non si ravvisano elementi di imperizia, imprudenza e/o negligenza nell’operato dei sanitari che si alternarono alla cura del Petrucci al Cardarelli di Napoli”.

Concluse le indagini preliminari, confermato che il decesso è stato dovuto all’incidente e appurate dinamica e responsabilità, il Pm ha quindi chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio dell’automobilista, per aver causato il decesso della vittima “per colpa generica consistita in negligenza e imperizia nonché per colpa specifica consistita nella violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale”, avendo invaso la corsia dove procedeva il motociclista e urtato la sua moto. Il tutto con l’aggravante di aver commesso il fatto nella manovra di rientro di un “sorpasso eseguito in corrispondenza di una linea di mezzeria continua”. 

Un primo punto fermo importante anche in ambito risarcitorio. La moglie e le figlie di Petrucci, per essere supportate, attraverso l’area manager Luigi Cisonna, si sono affidate a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che è già riuscito a ottenere un congruo e integrale risarcimento per le proprie assistite, valorizzando tutti i profili di danno subito, nella non facile trattativa con l’Ufficio Centrale Italiano che tratta i sinistri avvenuti un Italia con mezzi coperti, come nel caso specifico il furgone, da compagnie di assicurazioni straniere. Restava ancora aperto il processo, e oggi è stata emessa la sentenza: nulla potrà mai restituire Enrico Petrucci ai suoi cari, ma è quanto meno arrivata una risposta anche dalla giustizia penale. 


Articolo pubblicato il giorno 3 Giugno 2020 - 19:23

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