Stupore, frustrazione, e la solita rabbia che non passa mai dall'inizio della vertenza nel giugno scorso: allo stabilimento Jabil di Marcianise, i dipendenti licenziati e quelli che il posto lo hanno tenuto, si sono ritrovati questa mattina ai cancelli con tanti interrogativi, tutti comunque sotto choc per la decisione dell'azienda di far saltare la trattativa e di confermare 190 licenziamenti.
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Molto preoccupato il segretario regionale della Fiom-Cgil Massimiliano Guglielmi, soprattutto perche' il comportamento della Jabil, "che non ha tenuto conto di leggi dello Stato e del pressing del Governo", crea un "precedente" riproducibile anche per l'altra vertenza calda, quella anche vicina geograficamente della Whirlpool di Napoli. "Siamo di fronte ad un vero e proprio omidicio colposo industriale" rincara la dose Guglielmi; "La Jabil - prosegue - e' da anni che sta sul territorio, ha acquisito tecnologie, prodotti e know-how di Siemens, Ericsson, Marconi; i lavoratori Jabil hanno sostenuto negli anni questi processi di ristrutturazione facendo sempre cassa integrazione. Il problema non e' solo per i 190, ma anche per gli altri 350 che restano. Le istituzione territoriali e nazionali diano un mano concreta". Mauro Musella, lavoratore e delegato Uilm, dice che "la Jabil ha buttato a mare tutti gli sforzi che lavoratori e sindacati hanno fatto in questi giorni. Ormai Jabil Italia non puo' piu' fornire alcuna risposta, tutto si decidera' negli States". Un altro lavoratore, anch'egli licenziato, guarda oltre: "se anche dovessi impugnare il licenziamento, che ci hanno detto sia illegittimo - dice - come faro' a sopravvivere, visto che un dipendente licenziato che impugna l'atto non percepisce la disoccupazione?"



 
                                    

 
     


