Eboli. Hanno la febbre, da dieci giorni. Quando chiamano il 118, non si fanno capire. Sono stranieri, parlano “arabo”. Molti sono africani, altri ucraini o rumeni. Vivono tra quattro mura…con bagno, luce e pochi servizi essenziali. Condividono le stanze, con amici e connazionali. Potrebbero avere il Covid, ma non ricevono i tamponi. Non parlano in italiano, ma stanno male. A telefono, raccontano cose incomprensibili. «Ho febbre, dieci giorni. Aiuto, ospedale». Il resto, saranno imprecazioni, richieste di soccorso. Per aiutarli, c’è un solo modo. Bisogna andare a casa, vederli da vicino. Come stanno, che sintomi hanno. Se sono in fin di vita, se è solo una febbre passeggera.
Intanto cresce il numero dei contagi in città: all’esito dell’ultima tranche di tamponi effettuati sono altri quattro i casi di covid a Cava de’ Tirreni che portano il numero complessivo a 26 contagiati, di cui tre deceduti, uno guarito e cinque ricoverati.
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