Massimo Cellino, presidente del Brescia, è positivo al coronavirus. “Sono a Cagliari da pochi giorni, dopo aver fatto tre settimane di quarantena a Brescia. Poi per passare Pasqua in Sardegna con la mia famiglia – racconta in un’intervista a ‘Repubblica’ – ho preso un aereo privato e sono tornato. Dopo due settimane di quarantena a Cagliari sono stato in ospedale a fare dei controlli. È uscito fuori che mia figlia ha avuto il virus, mio figlio non ce l’ha avuto. E che io ce l’ho in atto”. “Sintomi? Ho stanchezza eccessiva e forti dolori alle ossa. E male al fegato. No, è per il calcio. Assurdo – continua – si discuta ancora se giocare o no: noi siamo uomini fortunati, io ho una villa a Cagliari, in campagna, una a Miami. Ma ci sono 9 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà”. Cellino resta convinto che il campionato non debba riprendere: “Non c’è il minimo rispetto nel chiedermi di ricominciare il campionato fuori dalla Lombardia. La gente a Brescia cosa chiede? Mi difende, mi dice che vuole onorare i propri morti, si offende se riporto la squadra in campo. Io devo rispettare queste persone. Non ho paura di retrocedere, in B magari vado lo stesso ma tornerò in A, ho giocatori giovani e i conti a posto. Non accetto di non portare rispetto alla città di Brescia però. E se si gioca non lo decidono i club”. “Se hanno spostato l’Europeo e i Giochi olimpici di un anno, cosa pensiamo che siamo, degli imbecilli?”, prosegue il presidente del club lombardo. “Noi invece vogliamo finire il campionato in 15 giorni. Il perché? In Lega ci sono circa 180 milioni di euro destinati alla classifica finale della Serie A e che vanno alle prime 10 in classifica. E questi premi sono stati già fatturati dalle società. Ora – chiede Cellino – se non si finisce il campionato e Sky non paga, cosa succede a chi ha già speso quei soldi?”.
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