Italia

Maxi sequestro ad Ancona, la Guardia di Finanza blocca componenti di respiratori diretti in Grecia

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I finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Ancona, in collaborazione con i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli, hanno sequestrato componenti di respiratori diretti all’estero, nell’ambito dell’esecuzione di uno specifico piano di controlli finalizzato al rispetto dell’ordinanza della protezione civile che fa divieto alle imprese di cedere all’estero determinati dispositivi medici tra cui, in particolare, quelli di ventilazione utilizzati in terapia intensiva, sono riusciti a sequestrare ben 1840 circuiti respiratori, composti da tubo, pallone, valvola e maschera respiratoria, da utilizzare per i pazienti in condizioni critiche. Le Fiamme Gialle e i doganieri hanno intercettato e sottoposto a controllo un autoarticolato in procinto di imbarcarsi su un traghetto diretto in Grecia che aveva già effettuato i controlli di sicurezza per l’accesso in porto ed era in coda, in attesa di salire sulla motonave. Insospettiti da quanto indicato sulla documentazione commerciale, alla luce delle recenti disposizioni emanate per lo stato di emergenza relativo al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da virus Covid-19, hanno bloccato il camion e hanno proceduto ad un controllo approfondito del carico, riuscendo a individuare le preziose componenti per apparecchiature di terapia intensiva. Il circuito respiratorio rappresenta l’interfaccia diretta con il paziente e, di conseguenza, un elemento chiave dell’intero sistema di anestesia o di ventilazione. L’ordinanza del capo del Dipartimento della Protezione Civile del 25 febbraio scorso, che vieta la cessione fuori dal territorio nazionale oltre che dei dispositivi di protezione individuale, anche degli strumenti e dei dispositivi per la ventilazione meccanica dei pazienti con patologie respiratorie. I dispositivi sottoposti a sequestro saranno consegnati alla protezione civile per gli aiuti ai presidi ospedalieri italiani. Il rappresentante legale della società italiana, con sede in provincia di Milano, che ha tentato la vendita di tali componenti ad una società ellenica, è stato denunciato per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, che prevede l’arresto fino a tre mesi e l’ammenda fino a 206 euro.


Articolo pubblicato da La Redazione il giorno 24 Marzo 2020 - 09:41
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