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Si parte, attraverso un dialogo, dell’assunto di abbandonare la zona di comfort che permette di celare se stessi nel chiaroscuro delle proprie fragilità, come se la vera essenza di se fosse qualcosa di cui vergognarsi per mettersi poi a nudo, parlando di amori vecchi e nuovi, amicizia, perdita, ricordo, incontri, dolore, speranze. Un lavoro collettivo di ben 64 contributi in cui ciascuno fa la sua parte. Ma anche molto di più, in realtà, perché i proventi delle vendite saranno devoluti in beneficenza alla Onlus I Care, associazione che ogni giorno lotta per portare in Africa acqua, istruzione e formazione ad un popolo duramente provato dalla fame, dalla miseria, dalla siccità, dalla guerra e da gravi emergenze sanitarie.Dal buio alla luce, con tutte le sfumature intermedie, il doppio binario che compone l’opera è un frastagliato percorso ad ostacoli nel quale non ci sono punti fermi, ma solo domande, riflessioni, echi nostalgici.Il tramonto indica, metaforicamente, qualcosa che volge al termine, che si dilegua e che, declinando, svanisce sotto la linea dell’orizzonte. Nell’istante che precede la scomparsa della luce un sentimento di malinconia può assalire lo spettatore, come se fosse l’ultima occasione per afferrare “un’effimera illusione”.
Da “un labirinto di periodi ipotetici” si giunge a una “luce straordinaria prima che sorga il sole”, a una madre terra che genera fiori nonostante l’arsura, a uno scambio di sguardi che si tinge di azzurro.





