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Napoli, Jan Fabre: installazione di 4 nuove sculture in corallo rosso alla Cappella del Pio Monte della Misericordia

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Sabato 21 dicembre si inaugura l’allestimento di quattro nuove sculture in corallo rosso realizzate da Jan Fabre per il Pio Monte della Misericordia, destinate ad esposizione permanente presso la Cappella dell’Istituto. Storicamente il Pio Monte, nell’allestimento della propria Cappella, ha sempre fatto ricorso all’arte contemporanea (tale era, all’epoca in cui fu introdotta, la pittura del Caravaggio, così come quella di Battistello, di Luca Giordano e di altri artisti ancora). Dunque oggi, nell’introdurre in Cappella le opere del maestro Fabre, il Pio Monte persegue un intento di completamento dell’allestimento che è in linea con la propria tradizione culturale.
Da aprile a settembre scorso il Pio Monte ha già proposto la temporanea esposizione, nella propria Cappella, dell’opera di Jan Fabre L’uomo che sorregge la croce nell’ambito della mostra personale “Oro Rosso” realizzata in collaborazione con il Museo di Capodimonte. L’iniziativa, a cura di Melania Rossi, ha riscosso grande successo e fortissimo afflusso di pubblico determinato dal modo in cui l’opera si è armonizzata con il contesto della chiesa sia dal punto di vista estetico-formale che in senso concettuale e spirituale.
Da qui nasce l’idea di allestire in maniera permanente all’interno della cappella del Pio Monte della Misericordia un insieme di nuove opere di Jan Fabre, specificatamente concepite per la Cappella dell’Istituto. Il Governo del Pio Monte della Misericordia, con il pieno assenso della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, ha individuato in quattro nicchie esistenti nelle cappelle laterali del tempio il luogo di destinazione delle nuove opere.
Jan Fabre ha creato un corpus di quattro sculture in corallo rosso che rappresentano complesse associazioni simboliche e iconografiche, concepite per essere poste in stimolante dialogo con i dipinti seicenteschi già esistenti nelle cappelle. Le sculture – ciascuna alta 110 cm e del peso di circa 50 kg – sono interamente ricoperte di corallo rosso (sotto forma di roselline, perle e mezze perle e di piccoli cornetti). La scelta del corallo – materiale naturale che, sebbene raro e prezioso, è già ampiamente documentato nella produzione artistica napoletana – è evidentemente carico di significati simbolici ed implica una suggestione spirituale di energia e di forza vitale.
Se fin dai primi anni Ottanta il corpo in tutte le sue forme è l’oggetto centrale della ricerca di Jan Fabre e un tema ricorrente della sua produzione artistica, un posto particolare, in questa costellazione concettuale, è occupato dal cuore – elemento centrale di ciascuna scultura – simbolo, al tempo stesso fisico e spirituale, di compassione e di amore universale, e rappresentazione dell’unità centrale di una saggezza costituita da sentimento e pensiero.
elle sculture che oggi vengono presentate, a ciascuno dei quattro cuori qui raffigurati sono legati elementi diversi, ma sempre muniti di forte suggestione simbolica ed in relazione costante con il contesto estetico e spirituale di riferimento. La Purezza della Misericordia con il giglio, attributo dell’immacolata purezza di Maria e la mascella d’asino come metafora direttamente prelevata dalle “Sette Opere di Misericordia” di Caravaggio (1606 -1607) per indicare l’atto di “dare bere agli assetati”. La Libertà della Compassione presenta la colomba, simbolo dello Spirito Santo, e rinvia al “San Paolino che libera lo schiavo” di Giovan Bernardo Azzolino (1626-1630). La Rinascita della Vita con l’edera, figura della resurrezione e della vita eterna, che avvolge la croce, simbolo centrale del cristianesimo e albero della vita, intende porsi in dialogo con la “Deposizione” di Luca Giordano (1771). La Liberazione della Passione nella quale la torcia, emblema di illuminazione e di speranza, e la chiave, simbolo di San Pietro e della porta del regno dei cieli, si pongono in rapporto con il “San Pietro che resuscita Tabithà” di Fabrizio Santafede (1611).
La pubblicazione che affianca il progetto espositivo, edita da Electa Mondadori e a cura di Melania Rossi, contiene testi di Luigi Pietro Rocco di Torrepadula, Gianfranco D’Amato e Vincenzo Liverino, saggi di Stefano Causa, Bianca Cerrina Feroni, Dimitri Ozerkov, Melania Rossi, Els Wuyts, oltre ai disegni collage realizzati dall’artista.
Il progetto è stato reso possibile grazie alla generosità e all’amore per l’arte del collezionista Gianfranco D’Amato, e di Enzo Liverino, proprietario di una storica azienda che lavora ed esporta corallo.


Articolo pubblicato il giorno 19 Dicembre 2019 - 16:05

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