Si rivolgevano ad un mago perche' "facesse le carte" ai corrieri che dovevano portare l'eroina dall'Africa all'Italia i trafficanti nigeriani arrestati dai carabinieri di Santa Maria Capua Vetere nell'ambito di un'indagine della Dda di NAPOLI, che ha smantellato un vasto traffico di droga con epicentro a Castel Volturno (Caserta).
Devoti all'occulto, i nigeriani - e' emerso dalle intercettazioni - si rivolgevano ad una persona con poteri ritenuti soprannaturali che doveva stabilire se era giusta la scelta dei corrieri, ovvero la scelta della nazionalita' degli stessi; il santone doveva anche fare preghiere perche' il viaggio andasse a buon fine e il corriere arrivasse in Italia "sano e salvo" il che voleva dire con il carico ancora intatto. Modalita' che ricordano quelle dei riti voodoo, cui vengono sottoposte le ragazze nigeriane che arrivano in Italia per poi essere portate in strada a prostituirsi. Epicentro del traffico di droga, come detto, era Castel Volturno; nel comune del litorale Casertano operava uno dei promotori, il 36enne Solomon Mbam, con solidi contatti con un altro importante trafficante africano, residente in Ruanda. I due, secondo gli investigatori, avrebbero fatto arrivare in Italia centinaia di chilogrammi di eroina, che poi veniva lavorata e raffinata e affidata ai pusher sparsi nel resto del Paese - NAPOLI, Caserta, Latina, Roma, Palermo, Firenze - e in Europa. Nel corso delle indagini, cominciate nel 2015 e proseguite fino ad oggi, sono state arrestate 19 persone, quasi tutti corrieri nigeriani, ma anche ruandesi, ghanesi e tanzaniani, e sequestrati in totale 19 chilogrammi di eroina, trovati in 976 ovuli e 2 pacchi nascosti in bagagli. Per ogni viaggio, e' emerso, per esempio tra Uganda e Italia, i corrieri guadagnavano dai 3000 ai 6000 euro; un chilogrammo di cocaina costava invece ai fornitori tra i 30 ed i 40mila euro al chilo. Dalle indagini e' emerso il coinvolgimento di poliziotti africani e di dipendenti delle dogane africani che, pagati dai trafficanti, facilitavano il passaggio dei corrieri ai varchi aeroportuali, o fornivano visti d'ingresso falsi. I pagamenti delle transazioni illecite avvenivano inoltre con circuiti internazionali di money transfer, o mediante accrediti su carte postepay.
Articolo pubblicato il 5 Novembre 2019 - 21:55 - La Redazione
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Il Tribunale Collegiale di Napoli (Prima Sezione Penale) ha respinto la richiesta della Procura di revocare la sospensione condizionale della pena ad Anna Ingenito, classe 1971, chiedendone l’esecuzione sulla base di due condanne definitive per fatti del 2017, una delle quali con aggravante del metodo mafioso. I giudici hanno accolto la tesi difensiva dell’avvocato Rolando Iorio, escludendo uno dei due titoli esecutivi dal computo necessario alla revoca, con conseguente rigetto dell’istanza e permanenza in libertà di Ingenito, nota nell’ecosistema del clan come Lady Sibillo. Le donne del clan Le indagini antimafia hanno documentato un breve ciclo di leadership femminile nell’orbita Sibillo, esploso dopo gli arresti degli ultimi “babyras” e il vuoto di potere nei Decumani, con figure come Maria Sabatelli “Miriana”, Assunta Manzo, Carmela Bruna Matteo e Annunziata (Nunzia) Ingenito al centro di dinamiche decisionali e di cassa. In una conversazione intercettata l’8 maggio 2019, le quattro discutono della crisi economica del gruppo, del pressing dei Mazzarella sul racket e delle ricadute degli arresti, fotografando un quadro di gestione quotidiana del territorio e dei rapporti di forza tipico delle “paranze”. La frattura con i Mazzarella La DDA colloca il conflitto nel solco della storica contesa tra l’area Sibillo e il fronte Mazzarella-Buonerba per Forcella, Maddalena, via dei Tribunali e l’asse dei Decumani, con stese, agguati e una “campagna acquisti” di pedine qualificate per consolidare il controllo delle estorsioni. Arresti e ordinanze cautelari in più tranche hanno colpito la “nuova cupola” Sibillo, inquadrando Sabatelli tra i capi promotori e mostrando come la componente femminile reggesse cassa, consenso e logistica durante le fasi di latitanza, carcerazione e riorganizzazione. Il precedente: la parabola ES17 L’uccisione di Emanuele Sibillo nel 2015, nel pieno della guerra per le piazze del centro storico, segnò il tramonto del carisma di “ES17” e un successivo riflusso verso assetti più frammentati, accelerando il ricorso a quadri femminili per presidiare relazioni, estorsioni e canali di spaccio. La cronologia delle operazioni e dei contrasti con il fronte Buonerba-Mazzarella, già fotografata da inchieste e cronache, resta lo sfondo su cui leggere tanto la decisione giudiziaria su Anna Ingenito quanto le fratture interne. • leggi l’articolo
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