Maria Falcone, in un’intervista a ‘La Stampa’ si dice preoccupata per la decisione della Corte europea sull’Ergastolo ostativo: “significa azzerare anni di lotta i boss”. La sorella del giudice ucciso con la moglie e la scorta nel 1992 a Capaci sottolinea come “le norme dell’ordinamento italiano ora messe in discussione furono introdotte dopo le stragi di Capaci e Via D’Amelio, un momento tragico per un Paese che ha dovuto fare i conti con una criminalità organizzata che ha caratteristiche di unicità, rispetto alle organizzazioni criminali estere. In nessun altro Stato d’Europa tanti uomini delle istituzioni hanno pagato con la vita il loro impegno contro le mafie e noi, in Sicilia e non solo, abbiamo vissuto anni di vera e propria guerra”. Niente Ergastolo ostativo, “significa vanificare la ratio, la finalità della nostra legge. L’automatismo previsto dall’Ergastolo ostativo, il subordinare la concessione dei benefici solo a chi recide i legami con i clan e dà un contributo reale al lavoro degli inquirenti, deriva dalla natura peculiare della criminalità organizzata, una particolarità che abbiamo imparato a conoscere in anni di violenze, morti, terrore e sopraffazione”. “L’Ergastolo ostativo, come tutta la normativa premiale per i cosiddetti pentiti, sono serviti a scardinare un’organizzazione che si era considerata granitica e contro la quale si può agire solo attraverso conoscenze “dall’interno”. Per questo il legislatore ha dato una chance a chi passa dalla parte dello Stato o a chi quanto meno sia realmente intenzionato a recidere i legami con il clan”. “Alla politica tutta – continua – rivolgo un appello, perché si trovi una soluzione che non vanifichi anni di lotta alla mafia e che sappia contemperare i diritti con la sicurezza dei cittadini. Un automatismo al contrario, che passi attraverso una equiparazione degli ergastolani mafiosi agli altri condannati al carcere a vita, sarebbe pericoloso”. Prossimo step, il 41 bis? “E’ altrettanto pericoloso concedere premialità che possano vanificare gli effetti del carcere duro, altra misura nata dopo le stragi del ’92, che ha consentito di spezzare i legami tra boss detenuti e clan. Far accedere i mafiosi che scontano l’Ergastolo al 41 bis ai benefici carcerari significherebbe azzerare anni di lotta alla mafia, tornare indietro”.
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