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Come personaggio di notevole carisma personale e criminale — scrive ancora il giudice — è stato capace di affermare e mantenere nel tempo, a dispetto dei mutamenti degli equilibri nel contesto geocriminale locale, un peculiare ruolo di paciere e mediatore tra consorterie camorristiche in contrasto tra loro". Il vero segreto di Montescuro, avverte però il giudice, il suo spessore criminale, è nella "saldissima rete di contatti, anche al di là dei contesti più strettamente camorristici" di cui l’anziano boss dispone e che gli permette, come sostiene il collaboratore di giustizia Maurizio Overa, di "gestire tutti gli affari del porto. Nel senso - spiega - che da una parte divide le quote delle estorsioni pagate dagli imprenditori ai clan, dall’altra gestisce il sistema delle mazzette destinate ai pubblici ufficiali". Un filone, questo, ancora tutto da sviluppare, che viene evocato da più collaboratori. Afferma Overa che Montescuro "nel porto è una vera potenza. È in grado di far entrare e uscire droga e altro". Un altro collaboratore di giustizia, l’ex boss dei Quartieri Spagnoli Marco Mariano, racconta che l’ottuagenario padrino "è il referente della camorra in tutti gli affari del porto, di cui è gelosissimo. Nessun clan entra nel porto di Napoli senza il viatico di Montescuro". Chissà come reagirà il sistema, ora che “zi Minuzz”’ è in carcere. Il figlio Antonio, di 53 anni, ora a sua volta in cella, aveva un’idea molto chiara sulle ripercussioni di un’uscita di scena del genitore. "Speriamo che papà muoia fra cent’anni - diceva in un’intercettazione - se no là fanno tutti quanti la fame, vedrai...".






