Napoli, il produttore di Gomorra: ‘Stanno facendo morire mio fratello in carcere da solo’

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Napoli. “Abbiamo chiesto Giustizia alla magistratura, abbiamo ricevuto Giustizialismo. Lo stanno lasciando morire da solo, peggio di un cane, noi familiari non possiamo nemmeno avvicinarci lui”. A parlare attraverso il suo profilo Facebook è Gaetano Di Vaio, attore e produttore di Gomorra dove ha interpretato la figura di “Baroncino”, uno dei capi piazza e fedelissimo di don Pietro Savastano.”Mio fratello Antonio-speiga Gaetano Di Vaio- da me stesso fatto arrestare per salvarlo dall’alcol in questo momento tenuto “sequestrato” dalla giustizia italiana (sesta sezione Gip Tribunale di Napoli) nonostante versi in gravissime condizioni di salute tali da renderlo incompatibile con il regime di detenzione in carcere presso l’ospedale Cardarelli dove è piantonato da ben 4 agenti di polizia penitenziaria nonostante la sua totale incapacitĂ  di nuocere al prossimo. Mio fratello è un incensurato. Non era un delinquente abituale  (anche se lo fosse stato, il principio del diritto vale per tutti). Non capiamo perchĂ© tutto questo accanimento contro un uomo che ha subito tre gravissimi interventi chirurgici allo stomaco ed è in costante pericolo di vita.Nel corso della mia vita, ”sulla mia pelle”, ho imparato che esiste una differenza tra norma e Diritto. Lo so che puo’ sembrare strano, ma una norma puo’ essere giusta o ingiusta, bene o male interpretata. Il Il Diritto no, il Diritto e’ un concetto alto che presume la tutela in ogni caso della vita e della salute. Io credo che il caso di Antonio Di Vaio dovrebbe essere considerato sotto quest’ultimo punto di vista, trattato alla luce dei principi del Diritto. Il GIP che segue il caso di mio fratello, ha rigettato l’istanza di attenuazione della misura cautelare nonostante è dichiarato da medici e polizia penitenziaria (che ringrazio per l’umanitĂ  mostrata verso mio fratello e verso noi familiari) in condizioni cliniche disperate, per nulla incompatibile con l’attuale misura cautelare. Ricordo, per chi meno conosce il codice penale, che la custodia cautelare è possibile solo se c’è il concreto rischio di reiterazione del reato, dell’inquinamento delle prove e pericolo di fuga. Tutte e tre le ipotesi sono crollate dal momento in cui mio fratello ha subito il primo intervento chirurgico allo stomaco in codice rosso circa 15 giorni fa. Noi, ingenui ed incapaci di affrontare, lo abbiamo dato in pasto alla “giustizia”. Ma chi sta facendo questo, non rappresenta la giustizia. Giudice per le indagini preliminari, non ci fermeremo davanti alla tua arbitraria gestione del diritto.
Il trattamento inumano e degradante per la persona detenuta è vietato dai nostri principi democratici”.


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