“Non credete al successo facile, quello fatto di scorciatoie: non vi lascerà nulla. Inseguite invece i sogni e credete in un percorso costruito giorno dopo giorno come ho fatto io”. A parlare ai ragazzi di Forcella, in un luogo simbolo come la biblioteca intitolata ad Annalisa Durante, giovane vittima innocente di camorra, e’ una delle etoile più apprezzate al mondo, Roberto Bolle. “Il successo facile – ha ricordato il primo ballerino della Scala di Milano – non arricchisce. E’ importante coltivare le proprie passioni. Questo, al di là del risultato, contribuirà a costruire una persona migliore”. Bolle, a Napoli oggi e domani per OnDance, la grande festa della danza, ha incontrato bambini e associazioni del popolare rione di Napoli spesso al centro di fatti di camorra in compagnia dello scrittore Maurizio De Giovanni e dell’assessore alla Cultura del Comune di Napoli Nino Daniele. “Essere qui oggi – ha sottolineato Bolle – è un grande onore, è qualcosa che mi arricchisce particolarmente. Entrare nello specifico di questa realtà fa bene a entrambi: a voi per l’attenzione mediatica, con i riflettori che si accendono su Forcella, a me per l’arricchimento umano che mi state dando. Sento la responsabilità – ha proseguito Bolle – di fare qualcosa a livello umano e civico per dare dei messaggi che, specie nel momento storico che viviamo, mi sembrano più importanti che mai”. Bolle ha ricordato la sua esperienza di enfant prodige della danza costruita attraverso un percorso fatto di sacrifici. “La strada lunga è una strada difficile – ha sottolineato l’etoile – fatta di sofferenza, sin da bambino. Ho lasciato la famiglia a 11 anni per andare a Milano e ho dovuto fare tante rinunce da ragazzo per conciliare scuola e accademia. Vedevo i miei amici che vivevano un’adolescenza normale fatta anche di svaghi. Cosi non è stato per me che ho avuto un’adolescenza dura, pesante, con tante ore di studio al giorno. Ma senza quei passaggi non avrei avuto gli strumenti per dimostrare il mio valore sul palco dove si è da solo. A 21 anni – ha ricordato – ero già primo ballerino ma già a 19 dovevo dimostrare di poterlo fare. Dietro la danza c’è molto dolore e tanti limiti fisici che non si vedono ma ci sono. Ma alla fine di questo percorso nessuno mi toglierà quello che ho fatto”.
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