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Napoli, racket al cantiere di Porta Capuana, i commercianti: ‘Abbandonati da tutti, chiuderemo anche noi’

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Il cantiere dove fino a due giorni fa lavoravano operai e mezzi della Spinosa Costruzioni di Isernia è deserto. Un’area grande quasi come due campi di calcio, dove l’impresa lavorava al restyling di una delle zone storiche più importanti di Napoli: Porta Capuana, poco distante dal Duomo e dalla stazione centrale di piazza Garibaldi. Un’area che sperava nei lavori per diventare attrattore turistico, “visto che il boom di presenze registrato in altre zone della città qui non è mai arrivato”, dicono gli esercenti. I tavolini dei bar sono vuoti, così come i negozi. “Le autorità e le istituzioni invitano sempre a denunciare il racket. Bene, questa ditta lo ha fatto e non e’ cambiato nulla, anzi è stata costretta a fuggire. Se dobbiamo arrenderci, lo si dica chiaramente”. Oggi il quartiere vede allontanarsi la speranza del cambiamento mentre restano i disagi legati al cantiere, cosi’ ampio che in un tratto il marciapiede è stato ristretto e consente il passaggio di un solo pedone alla volta. “Problemi che affrontavamo serenamente nella prospettiva di un miglioramento, e che ora testimoniano solo la desolazione”. La Spinosa Costruzioni di Isernia è una società per azioni che opera in vari settori a livello nazionale, dalle infrastrutture all’edilizia pubblica e ospedaliera. Dal suo sito web si apprende che e’ impegnata, tra l’altro, nella realizzazione di un nuovo ponte sul fiume Arno con carreggiata a quattro corsie e pista ciclabile. Il suo presidente e’ l’architetto Cosmo Galasso. “Lo stop ai lavori del cantiere del Grande Progetto Unesco di Porta Capuana imposto dal racket dalla camorra è un fatto gravissimo e inaudito e può rappresentare un inaccettabile precedente per tutte le altre opere in corso d’opera nella città partenopea”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dalla segreteria della Camera del lavoro metropolitana di Napoli. “Si faccia luce e si individuino immediatamente i responsabili di questo atto criminale – prosegue la nota – che, oltre a colpire l’occupazione degli operai coinvolti, frena il processo di ristrutturazione di siti storici della città, elementi fondamentali per la crescita economica e turistica dell’area metropolitana. Questo ricatto da parte della camorra deve trovare una rapida ed intransigente risposta dello Stato che, in tutte le sue articolazioni, è chiamato ad intervenire in un territorio già attraversato recentemente da episodi che hanno messo a repentaglio la sicurezza dei cittadini”.  Secondo la Cgil di Napoli “al di là della propaganda, in questa città il segnale è chiaro: la camorra sta rialzando la testa. Vorremmo capire cosa fa il ministro Salvini, impegnato in una infinita campagna elettorale invece di prendere coscienza dell’emergenza sicurezza a Napoli. Si creino subito le condizioni per garantire la ripresa dei lavori alla ditta affidataria, si tutelino gli operai e si mettano in campo tutte le azioni che possano restituire il cantiere alla sua totale operatività”, conclude la nota.


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