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Napoli. Inchiesta su immigrazione, emergono anche legami con terrorista di Parigi

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Napoli. Nelle indagini della Direzione distrettuale antimafia partenopea, che ha portato all’arresto di sette persone per associazione a delinquere dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, risulterebbero anche dei collegamenti con uno degli organizzatori degli attentati a Parigi del 13 novembre 2015. Le investigazioni, che sono state affidate al Gico di Napoli, sono state avviate nel giugno 2016 dopo la segnalazione di un’operazione ritenuta sospetta nei confronti di un cittadino algerino residente nel capoluogo campano che risultava aver effettuato, attraverso alcune agenzie di money transfer di Napoli, diverse movimentazioni di denaro da e verso Paesi dell’Unione europea, tra cui Francia e Belgio, per importi al di sotto dei mille euro. Operazioni ritenute potenzialmente riconducibili a contesti di terrorismo di matrice islamica. Tra le persone interessate a tali rimesse di denaro c’era anche un suo connazionale residente in Belgio che, sulla base dei primi riscontri investigativi, avrebbe avuto stretti legami con il noto militante jihadista Abdelhamid Abaaoud, sospettato di essere uno degli organizzatori delle azioni terroristiche perpetrate a Parigi il 13 novembre 2015 e ucciso in un’operazione della polizia francese cinque giorni dopo. Nei confronti dell’algerino sono state intraprese indagini mirate coordinate dal pool antiterrorismo della procura di Napoli che, pur non facendo emergere riscontri positivi relativi a un suo coinvolgimento in attività di finanziamento del terrorismo, hanno consentito di accertare l’esistenza di un network criminale specializzato nell’ottenere indebitamente il rilascio o il rinnovo di permessi di soggiorno a favore di cittadini extracomunitari, molto spesso privi dei necessari requisiti di legge, attraverso l’utilizzo di documenti ottenuti illegalmente. Sarebbero 136 le pratiche di rilascio-rinnovo del permesso di soggiorno concesse indebitamente e quantificate nel corso delle indagini. Le pratiche sono state individuate grazie al codice completo alfanumerico elaborato dal portale internet dell’Ufficio Immigrazione. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’associazione gestiva e controllava l’intera filiera burocratica preordinata alla concessione dei relativi provvedimenti amministrativi, dal reperimento dei clienti-richiedenti, alla predisposizione delle istanze, ai contatti con l’Ufficio Immigrazione della Questura, fino alla consegna dei documenti ai soggetti richiedenti, cui seguiva la riscossione dei compensi dovuti e la successiva ripartizione dei guadagni illeciti da parte dei diversi membri del gruppo criminale. 


Articolo pubblicato il giorno 23 Maggio 2019 - 11:30

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