Il tribunale di Napoli ha disposto la confisca, per circa 220 milioni di euro, dei beni patrimoniali dei fratelli Pellini, imprenditori di Acerra condannati negli anni scorsi in via definitiva per disastro ambientale, per aver inquinato terreni tra l’agro casertano e partenopeo. Lo rende noto Alessandro Cannavacciuolo, uno degli ambientalisti costituitisi parte civile nel processo contro i tre fratelli Pellini, ai quali la Dda, a febbraio del 2017, aveva sequestrato i beni patrimoniali ritenuti provento dell’attivita’ illecita, tra i quali 250 fabbricati, 68 terreni, 50 tra auto e mezzi industriali, 3 elicotteri e 49 conti correnti bancari. “Nulla e nessuno potra’ restituire il dolore, la sofferenza ed il sacrificio di chi, in questa pagina buia della nostra terra ci ha rimesso la vita per via della mano criminosa di questi soggetti – ha affermato Cannavacciuolo – ma oggi lo Stato, attraverso questa ordinanza di confisca, da’ un segnale di presenza e di contrasto a questa organizzazione che ha cumulato un vero e proprio tesoro a discapito di un’intera comunita’ che sopporta, ancora oggi, il dolore della malattia e della perdita dei propri cari e che vede frantumare un tessuto economico produttivo a forte vocazione agricola”.
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