Sabato 9 febbraio alle 21 e domenica 10 alle 19, al Nostos Teatro la prima produzione propria della rassegna Approdi 2018/19affronta il tema dei migranti. Uno spettacolo politico, come solo il teatro sa essere, sul mare di Napoli, che è lo stesso dell’Africa, su una questione cardine del mondo contemporaneo: “Paranza” vuole rappresentare una celebrazione della mescolanza. “Partiamo dall’etimo più profondo di questa parola che si rifà alla lingua greca, dove la radice ‘paron’ indica il traghettare e, più genericamente, il transito– raccontano così lo spettacolo gli autori Giovanni Granatina, Gina Oliva e Dimitri Tetta, direttori artistici del Nostos Teatro. – Transitando attraverso lingue, culture, suoni, arriviamo al significato più comunemente usato nel dialetto napoletano: quello di mescolanza di piccoli pesci catturati con reti a strascico. Il mare di Napoli, il mare dell’Africa, in mezzo milioni di vite. Chi sono? Da dove vengono? Come vivono? Cosa soffrono e cosa sognano? Chi li accoglie? Lo spettacolo inizia in un punto preciso di queste storie quando, in una notte qualsiasi, dalla costa un pescatore avvista un barcone di profughi all’orizzonte. Storie disegnate per chiaroscuri, attraverso testi che suonano come un blues. Non importa in quale lingua, essi suoneranno come un canto dolente che parte dalle viscere e segue il ritmo del battito di un cuore”. “Paranza” parla di emigrazioni, immigrazioni e migranti, come specchio di una storia che si ripete, cambiando forma, ma non sostanza. “La terraferma Italia è terra chiusa. Li lasciamo annegare per negare” Erri De Luca.
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