“Da ora in avanti ci saranno tempi certi e regole semplici per ottenere una visita specialistica o una qualunque prestazione sanitaria nelle nostre strutture pubbliche. Dopo 10 anni di totale assenza, il ministro Grillo ha approvato il nuovo Piano per la gestione delle liste d’attesa (PNGLA). Una opportunità per una regione come la Campania, dove si registrano attese bibliche con picchi che raggiungono gli 87 giorni per una colonscopia, i 101 giorni per una visita oculistica e i 78 giorni per una gastroscopia, senza considerare i tempi di attesa per interventi chirurgici di somma urgenza come quelli in campo oncologico. Negli ultimi anni l’unica via d’uscita per i pazienti della nostra regione è stata rappresentata dalle prestazioni in regime di intramoenia. E’ paradossale che in regime ordinario si debba attendere fino a sei mesi per una prestazione di qualunque tipo, anche di somma urgenza, mentre i tempi si riducono ad appena qualche giorno se l’intervento viene effettuato dallo stesso medico e nella stessa struttura, ma a pagamento. Grazie al nostro Governo, tutto questo non sarà più consentito”. E’ quanto annuncia la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Valeria Ciarambino.
“Il nuovo piano dovrà essere adottato da ogni singola regione entro 60 giorni. Vigileremo affinché questo cronoprogramma venga rispettato anche dalla Campania, dove si rende più che necessario il ricorso alle misure previste che comporterebbero fin da subito il rispetto di tempi massimi di attesa di tutte le prestazioni ambulatoriali e in regime di ricovero. Un piano che prevede una totale semplificazione delle procedure, a partire dalle prestazioni successive al primo accesso, che dovranno essere prescritte dal professionista che ha preso in carico il paziente senza che questi sia rimandato al medico di Medicina Generale per la prescrizione. Fondamentale l’aspetto della trasparenza, tenuto conto che sarà possibile accedere alle agende di prenotazione attraverso sistemi informativi aziendali e regionali, sia delle strutture pubbliche che di quelle private accreditate, oltre che dell’attività istituzionale e della libera professione intramuraria. Un intervento che ci consentirà di recuperare un bel po’ di risorse per l’assistenza, a partire dai 300 milioni l’anno per l’emigrazione sanitaria provocato proprio dalle interminabili liste di attesa”.
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