Giugliano, l’Asl apre un’inchiesta dopo il servizio di ‘Striscia’ sui pazienti morti che escono dall’ospedale come vivi

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In onda su Canale 5 lo strano caso di pazienti deceduti e poi trasportati, del tutto illegalmente, a casa in ambulanza dall’ospedale San Giuliano di Giugliano.
L’inviato Luca Abete di “Striacia la Notizia”, ha registrato una conversazione tra una donna e alcuni responsabili di un’associazione che si occupa del trasporto dei malati. Un uomo riferiva, sotto pressione dell’inviato, che era possibile trasportare un paziente morto dall’ospedale a casa dietro compenso: dagli 80 euro ai 300. “Se mi muore qua, noi la vogliamo portare a casa”, dice la donna nel video. La risposta: “Chiamate il responsabile, che si mette d’accordo con il medico sopra – dice uno degli addetti dell’associazione -. Pure se muore in ospedale non ci stanno problemi. Firmiamo che è viva e la facciamo uscire viva. Tecnicamente esce morta. Il paziente esce contro il parere dei medici. Questo vi fa la differenza di prezzo: 80 euro per Giugliano se è viva, 300 euro se morta”.
Quindi, secondo questa associazion, e come ricostruito da Il Mattino, sarebbe possibile far lasciare l’ospedale ad una persona deceduta, dietro pagamento, con la connivenza di qualche medico che si presterebbe all’illecito certificando che il paziente è vivo anche se è morto.
Il servizio di “Striscia la Notizia” ha suscitato indignazione e dall’Asl Na2 è arrivata subito la risposta con l’apertura di una inchiesta tramite una commissione presieduta dal responsabile dell’Anticorruzione aziendale. L’inchiesta è accompagnata da un’indagine della direzione sanitaria ospedaliera. Dopo i primi riscontri la Asl ha verificato che né ambulanze in uso da parte dell’azienda né personale convenzionato sarebbero coinvolti con quanto denunciato nel servizio giornalistico. “L’episodio oggetto del servizio di Striscia la notizia sarebbe ascrivibile esclusivamente a società che effettuano trasporto infermi su commissione di privati cittadini”, si legge in una nota ufficiale.
Il direttore generale Antonio d’Amore precisa: “Stiamo verificando se quanto riportato nel servizio di televisivo corrisponde a verità. Per questo in azienda stiamo attivando due diverse commissioni di inchiesta che avranno il compito di verificare eventuali comportamenti anomali da parte di qualche dipendente. Andremo fino in fondo e se mai dovessimo scoprire delle responsabilità da parte di nostro personale saremo inflessibili”.


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