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Ecco come funzionavano le piazze di spaccio dei minorenni nel Casertano

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Nell’inchiesta dei carabinieri, coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, che ha sgominato un traffico di droga nella provincia casertana e che ha portato all’emissione di 12 provvedimenti cautelari sono state, dunque, disarticolate due piazze di spaccio, create ad Alife e Piedimonte Matese da due diversi nuclei di indagati, i quali, pur operando “a valle” in maniera disgiunta, si approvvigionavano dello stupefacente nella quasi totalità dei casi dalla medesima fonte, riconducibile a Raffaele Riccardo.

La prima piazza di spaccio era stata creata nel comune di Alife, presso la palazzina delle case popolari occupata dal nucleo famigliare dei FARGNOLI, dove si concentrava in maniera ininterrotta – sia in orario diurno che notturno – una quantità notevole di assuntori di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, crack ed hashish, provenienti principalmente dai comuni dell’alto casertano e del beneventano, che avevano possibilità di acquistare indistintamente i tre tipi di sostanza in relazione alle proprie esigenze. In tale luogo, dove FARGNOLI Robert e DI CHELLO Maria Assunta – organizzatori della stabile attività di spaccio – continuavano a svolgere traffici di sostanze stupefacenti seppur sottoposti al regime degli arresti domiciliari per precedenti delitti specifici, era sempre garantita la presenza di uno dei componenti della famiglia che poteva soddisfare le notevoli richieste di stupefacenti avanzate dagli acquirenti, i quali solitamente risultavano essere già noti tossicodipendenti. Nella medesima abitazione veniva anche effettuata la preparazione del crack, mediante un processo di lavorazione della cocaina.

Tale base logistica, ubicata in una palazzina IACP collocata alla fine di una strada senza uscita, è risultata dotata di un sistema di video sorveglianza idoneo a monitorare l’unica via d’accesso.Il gruppo di indagati era altresì in possesso di un cosiddetto “telefono aziendale”, ovvero un’utenza dedicata appositamente a ricevere gli ordinativi della sostanza stupefacente ed a concordare le successive cessioni.Le ordinanze cautelari delineano anche i ruoli all’interno di tale sodalizio, in cui FARGNOLI Robert è risultata l’unica persona deputata a decidere sulle richieste di stupefacenti avanzate dagli acquirenti, ad imporre il relativo prezzo ed a concedere eventuali dilazioni nei pagamenti. Apporto rilevante è stato fornito al gruppo da DI CHELLO Maria Assunta, tenutaria della contabilità dei profitti illeciti, e da RICCARDO Raffaele, individuato come referente unico per le forniture di sostanze droganti, soggetti che, al pari del FARGNOLI, sono stati ritenuti promotori ed organizzatori dell’associazione, con compiti di gestione, di organizzazione e controllo sull’operato dei singoli partecipanti.E’ stato invece ritenuto dal GIP il ruolo di spacciatore al dettaglio nei confronti di NARDELLI Maurizio, FARGNOLI Robert Junior, NARDELLI Cristian, LOMBARDI Loredana, TETI Giuseppina, MARCELLO Filomena e di due minorenni, tutti incaricati di ricevere le direttive dai dirigenti della struttura, di occuparsi del trasporto delle sostanze stupefacenti e di procedere alle cessioni al dettaglio.

La seconda piazza di spaccio, retta da PORRECA Toni e VEROLLA Luigi (ritenuti dal GIP gravemente indiziati del solo reato previsto dall’art. 73 d.P.R. 309/’90), è stata individuata a Piedimonte Matese ed era destinata a soddisfare le richieste di una fascia diversa di acquirenti. Si trattava per lo più di giovani locali, quasi tutti studenti o operai, che acquistavano sostanza stupefacente del tipo hashish per consumo personale o di gruppo. Anche per costoro è stato possibile ricostruire il legame con RICCARDO Raffaele, individuato come fornitore per entrambe le piazze.

 Gustavo Gentile


Articolo pubblicato il giorno 11 Febbraio 2019 - 09:24

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