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La direzione distrettuale antimafia di Napoli aveva chiesto di condannare il ritenuto trafficante internazionale di nazionalità francese Michael Triganò ad anni sedici di reclusione. Le accuse erano pesanti: associazione internazionale dedita al narcotraffico con grosse importazioni di stupefacente dall’Olanda avvenute tra il 2014 ed il 2015, destinate al gruppo napoletano facente capo ad Orabona Giovanni e a De Tommaso Gennaro, detto Genny “‘a carogna”, condannati ò’otto novembre dello scorso anno dal Giudice presso il Tribunale di Napoli – dott. Claudio Marcopido – ad anni venti il primo e ad anni diciotto il secondo; quest’ultimo noto alle cronache per aver con successo “mediato” con il capitano della squadra del Napoli, Marek Hamsik, durante le proteste verificatesi nella partita di calcio Napoli – Fiorentina dell’anno 2014, proteste della tifoseria partenopea scaturite a seguito dell’omicidio del tifoso del Napoli Ciro Esposito.
Triganò, con recenti trascorsi di stilista di moda, è stato ammesso ad essere giudicato separatamente con le forme del rito abbreviato dal Tribunale di Napoli – VI sezione penale in composizione collegiale – a seguito di una eccezione formulata dal suo difensore avv. Dario Vannetiello, accolta dal collegio giudicante.
L’ esito del processo ha registrato la assoluzione dall’episodio più grave di importazione di stupefacente afferente a venti chilogrammi, mentre per il residuo episodio di importazione è stata esclusa la aggravante della ingente quantità, oltre ad essere esclusa la aggravante della transnazionalità di cui era caratterizzata la compagine criminale.
All’esito dell’ accoglimento di larga parte delle questioni giuridiche sollevate dall’avvocato Vannetiello, è stata dimezzata la pena invocata dal Pubblico Ministero.
Infatti, seppur Triganò è stato riconosciuto responsabile del delitto di partecipazione alla associazione, nonché di un episodio di importazione di droga dall’ Olanda, la condanna inflitta in totale è stata di soli anni otto di reclusione, di gran lunga più bassa di quella richiesta dall’accusa nei confronti dello stilista/narcotrafficante che aveva svolto l’importante ruolo di procurare alla compagine lo stupefacente che veniva poi smerciato in città.
Ma la difesa è già al lavoro per sgretolare in appello le ipotesi accusatorie rimaste, consapevole di aver incrinato in maniera significativa la ricostruzione accusatoria avendo dimostrato la assenza di prove certe circa il coinvolgimento di Triganò nell’ episodio più preoccupante emerso nell’inchiesta, quello afferente alla importazione di venti chilogrammi di stupefacente da Amsterdam, luogo questo nel quale “Mike”, secondo gli inquirenti, aveva rapporti privilegiati.
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