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Il suo post è stato travolgente, tanto che ha ringraziato tutti per la dimostrazione di affetto, con una lettera accorata ed un invito alla denuncia e ad usare i social come 'arma d'informazione di massa': "Cari amici del Lanificio25, sono emozionato per il numero e soprattutto per il tono di chi ha voluto manifestarci solidarietà, non solo, ma anche affetto e partecipazione per quello che ci è successo. Come ho detto a molti giornalisti non sono un "social" ma un "sociale". Mi devo ricredere, perché è stata la mia lettera su FB che ha scatenato la diffusa reazione di solidarietà - ha scritto ieri notte sulla pagina di Lanificio25 -. Tutti quelli che hanno letto il mio messaggio e mi hanno scritto hanno avuto paura come l'ho avuta io. Ci si è resi conto che in questa società di stile camorristico tutti potrebbero essere soggetti di azioni intimidatorie come la nostra. Questo significa due cose: 1- bisogna denunciare e far sapere. Coraggio!!! 2- la potenza dei social in questa azione di divulgazione è di indicibile efficacia. Coraggio!!! Ringrazio tutti di cuore e chiedo a tutti voi di riverberare questo messaggio che non è mio personale, ma di un cittadino come tutti voi. Penso che questa possa essere un'arma, come si dice, d'informazione di massa. Grazie".
Rendano insieme a Gino Sorbillo, ieri è andato, da un altro collega minacciato, Mario Granieri di Terra mia, il pizzaiolo di Forcella che aveva partecipato al sit in di solidarietà per Sorbillo e aveva chiuso per un giorno la sua pizzeria. Granieri ha sfidato la camorra che ha sparato nella porta del suo locale: "Non pago - aveva detto - ho famiglia e devo pensare a loro". Ieri Rendano e Sorbillo sono andati a Forcella per fare quadrato intorno ad un collega coraggioso: "Un gesto importante ed emozionante - ha detto il gestore del Lanificio25 - che significa che non ci arrendiamo. Qui a Napoli siamo vittime di pochi disgraziati".
A Porta Capuana, insieme a Rendano, sono in molti a credere nella riqualificazione e nella promozione culturale (Lanificio, Dedalus, Fondazione Made in Cloister), e in tanti si trovano a dover combattere la mano nera della criminalità organizzata o non. Insomma si fanno i conti con la camorra.
Anche qui si reagisce al fenomeno del racket come ha spiegato ieri Ulderico Carraturo, pasticciere e fondatore dell'associazione antiracket Porta Capuana. "Qui si combattono bene e male - ha detto Carraturo -. Le estorsioni sono un fenomeno innegabile in zona. Nell'ultimo anno, però, le denunce sono aumentate: ce ne sono state più di trenta in città, e alcune di queste hanno permesso arresti anche in zona. La riqualificazione a Porta Capuana c'è, ma si lotta contro vecchie logiche di camorra".
Minacce dai clan, Rendano reagisce così: 'Coraggio, bisogna denunciare e far sapere'
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