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Dopo averli massacrati gli sputò in faccia: fine pena mai per i boss dell’area flegrea

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Pozzuoli. Fine pena mai per i boss della camorra flegrea. L’ergastolo inflitto ai boss Gennaro Longobardi e Gaetano Beneduce e ai due reggenti della zona di Quarto ovvero Salvatore Cerrone detto ’o biondo e Nicola Palumbo, noto come “faccia abbuffata”,  mettono la parola fine a una vicenda vecchia di 22 anni: vale a dire il duplice omicidio dei rivali del rione Toiano di Pozzuoli, Raffaele Bellofiore e Domenico Sebastiano, avvenuto nel 1997. Sono state le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia a fare luce sul duplice delitto che segnò l’ascesa definitiva di Longobardi e Beneduce ai vertici della camorra flegrea. In particola le dichiarazioni di Roberto Perrone, ex capozona a Quarto per il clan Polverino, oggi collaboratore di giustizia. Perrone ha raccontato ai magistrati della Dda di Napoli: “Giuseppe Polverino quando seppe nel dettaglio come erano andate le cose si arrabbiò molto perché Gennaro Longobardi, dopo aver colpito con il fucile a pompa una delle due vittime sfigurandola, si alzò il passamontagna e gli sputò in faccia”.  Il duplice omicidio avvenne il 19 giugno del 1997. Pochi giorni prima era stato rubato un furgone a Gaeta, mezzo che una volta blindato portò sul posto della strage il commando. Armati di fucili a pompa e protetti da giubbotti antiproiettile e passamontagna, il gruppo di fuoco arrivò in via Cicerone. Poco prima uno ‘specchiettista’ segnalò la presenza in strada dei due boss. In pochi istanti si scatenò l’inferno. Bellofiore e Sebastiano furono crivellati da decine di proiettili nonostante avessero tentato la fuga.

 


Articolo pubblicato il giorno 10 Gennaio 2019 - 07:37

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