“Il caso della dottoressa morta all’ospedale San Paolo per tubercolosi, dopo aver assistito un paziente ricoverato in quel nosocomio con la stessa diagnosi, rientra in fenomeno di recrudescenza della tbc che, a quanto sostiene la direttrice della cattedra di Igiene della Federico II di Napoli Laura Triassi, si diffonde a partire da focolai che possono sfuggire alla sorveglianza sanitaria perché coinvolgono gruppi di immigrati non censiti.Potrebbe interessarti
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“Serve una seria indagine – ha sottolineato Ciarambino - per capire se l’Uopc (unità operativa di prevenzione collettiva) sia stata allertata, se ha richiamato tutti i pazienti ricoverati contestualmente al portatore di tbc per sottoporli a sorveglianza e permettere loro di curarsi e proteggere i loro cari. E’ necessario, inoltre, attrezzarsi per realizzare l’isolamento prescritto, che la stanzetta individuata abbia almeno il bagno, altrimenti è chiaro che il paziente dovrà uscire e quindi non è isolato. Così come bisogna attrezzarsi anche nella formazione, visto che l’ultima paziente addirittura era libera di recarsi in tutti gli spazi comuni. Bisogna aggiornare la valutazione dei rischi finalizzandola a individuare misure di prevenzione e protezione, non farne un mero adempimento formale che oggi viene commissionato a terzi e ci è costato milioni di euro, trasformando il testo unico in materia di sicurezza in un’occasione di business invece che in uno strumento reale per la protezione di tutti i cittadini”.






