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Blitz nel casertano, arrestato anche il patrigno del calciatore ucciso

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Caserta. Blitz anti-droga nel casertano. Tra gli arrestati questa mattina dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere nella vasta operazione antidroga con 72 indagati, anche Giuseppe Pitirollo, compagno della madre di Raffaele Perinelli, il 21enne calciatore morto per una coltellata a Napoli, figlio di un esponente del clan Lo Russo ucciso nel 2003.
Gli indagati sono ritenuti responsabili a vario titolo di associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti e produzione, detenzione e spaccio. Il provvedimento cautelare recepisce gli esiti di una complessa attività di indagine, condotta tra febbraio 2015 e maggio 2017, sulla riorganizzazione della gestione delle piazze di spaccio a Santa Maria Capua Vetere e nelle aree limitrofe (comuni di San Tammaro, Curti, Casapulla, San Prisco e Macerata Campania) dopo la disarticolazione del gruppo Fava avvenuta nell’anno 2013. L’approfondimento delle fonti di approvvigionamento, in particolare della cocaina, ha consentito di appurare un analogo sistema delle ‘piazze’ di spaccio era presente anche in diversi contesti territoriali delle province di Napoli e Avellino. E’ infatti emerso che a più persone fossero state affidate, attraverso una suddivisione particolareggiata dei ruoli, le funzioni di acquisto, gestione e spaccio della droga. Nel corso dell’attività sono stati eseguiti 6 arresti in flagranza, denunciate a piede libero 9 persone, segnalati diversi acquirenti quali assuntori e recuperate numerose dosi di droga. Il gip di Napoli ha disposto per 60 indagati la custodia cautelare in carcere, mentre per altri 12 gli arresti domiciliari.
In particolare, sono stati individuati quattro gruppi: uno, per il quale è stata riconosciuta anche l’aggravante dell’associazione armata, nell’area vesuviana, nei comuni di Acerra, Pomigliano D’Arco, Castello di Cisterna, Somma Vesuviana, San Vitaliano e Marigliano e un secondo gruppo attivo nell’area nord-ovest della provincia di Napoli, a Giugliano. Per quanto riguarda gli altri due, uno è risultato operare nell’area nolana e in quella della confinante provincia di Avellino, tra Nola, Cimitile, Camposano, Roccarainola e Avella e il quarto nei quartieri napoletani di Scampia, Secondigliano e Capodichino. Nelle dinamiche ricostruite rientra anche l’episodio di una spedizione punitiva ai danni di uno degli indagati, ritenuto responsabile, dagli altri sodali, della sottrazione di una cospicua partita di droga. L’atto ritorsivo, pianificato con armi, non si è concretizzato per l’intercessione di esponenti di spicco del clan Vollaro, operante nell’area vesuviana. Durante il corso delle indagini è emersa “l’esperienza criminale degli indagati”, spiegano gli investigatori, che avevano anche sviluppato un linguaggio in codice per camuffare il contenuto delle loro conversazioni. Secondo quanto ricostruto i luoghi individuati per le attività di spaccio ‘al minuto’ erano le principali piazze di Santa Maria Capua Vetere, l’area vicina a una chiesa nel comune di San Prisco, la villa comunale del comune di San Tammaro, lo spazio davanti una scuola del comune di Marigliano e diversi circoli ricreativi e sale giochi dell’area vesuviana.


Articolo pubblicato il giorno 15 Ottobre 2018 - 12:57

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