E’ ritornata mestamente nel suo Paese martedì 7 agosto la salma di Ana Langsa, la seconda turista indonesiana, di 79 anni, vittima dell’assurdo incidente successo a bordo del traghetto Atlas, mentre era ormeggiato al molo 14 del porto di Napoli, lo scorso 17 giugno, alle 18.Potrebbe interessarti
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Com’è noto, nel registro degli indagati, oltre all’automobilista della vettura, il poliziotto di origini siciliane Maurizio Ruggirello, di 38 anni, sono stati iscritti (per ora) quattro membri dell’equipaggio del traghetto: Gennaro Ilardo, 32 anni, il primo ufficiale di carico, Paolo Esposito, 29 anni, il secondo ufficiale di carico, Luigi Russo, 42 anni, nostromo, e Carlo Martusciello, 32 anni, caposquadra. Alla base del dramma, infatti, non vi sarebbe stato solo e tanto un errore umano da parte dell’automobilista, rimasto lievemente ferito, e che peraltro stava seguendo le indicazioni che gli venivano impartite per parcheggiare l’auto nell’anello superiore, quanto piuttosto il fatale mancato posizionamento da parte degli addetti della nave della ringhiera protettiva che avrebbe evitato la caduta della vettura nel ponte di sotto. Concluso l’esame autoptico, la Procura di Napoli ha dato il nulla osta e messo la salma a disposizione dei familiari della vittima. In particolare, il figlio e le sorelle sono rimasti per lunghi giorni al suo capezzale al Cardarelli sperando in un miracolo: purtroppo si sono dovuti attivare per il rimpatrio delle sole spoglie della loro cara. Partiti lunedì 6 agosto dall’aeroporto di Napoli, sono atterrati martedì a Giacarta, imbattendosi peraltro in una città paralizzata a causa del grave terremoto che ha colpito il Paese asiatico, e infine ieri, mercoledì, hanno raggiunto la loro città, Medan. L’amaro epilogo della vicenda è che l’incolpevole Ana Lansga, che era venuta in Italia per godersi una vacanza e le bellezze nostro Paese, è tornata in Indonesia su una bara, dopo quasi tre mesi: la sua famiglia, che proprio in queste ore sta celebrando il suo funerale, invoca ovviamente giustizia e che siano perseguiti i responsabili di un incidente senza precedenti (o quasi) nel mondo della moderna marineria italiana. E sarà questo l’impegno di Studio 3A.





