Camorra, il clan Orlando-Polverino incastrato dal filmato fatto da una ragazzina di 14 anni

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Marano. Una ragazzina di 14 anni ha incastrato il gruppo criminale dei nuovi Orlando Polverino di Marano e Quarto che aveva  “stretto nella morsa del terrore” il territorio come ha scritto il gip Francesca Ferri nella sua ordinanza che ieri ha portato in carcere Cristofato Candela, il nuovo reggente della cosca e altri 9 affiliati. Il gruppo aveva minacciato a più riprese i familiari del neo pentito Teodoro Giannuzzi ma è stato appunto incastrato da un video fatto da una minorenne, che abita di fronte alla casa presa di mira e che  ha avuto il coraggio di impugnare lo smartphone e di filmare la devastazione della casa dei familiari di Giannuzzi. “…Hanno portato via tutto”, ha raccontato poi la ragazzina al magistrato quando è stata sentita con l’assistenza di una psicologa. L’obiettivo del clan era di costringere il collaboratore di giustizia a ritrattare le dichiarazioni già rese contro Antonio Agrillo e gli altri potenziali destinatari di accuse, di riferire il falso oppure, nel caso non li avesse ancora nominati, di non farlo. A Giuseppe Di Pierno, suocero di Teodoro Giannuzzi, fu infatti detto testualmente con tono minaccioso: “ne parliamo l mese prossimo”, con riferimento alla fine del periodo dei 180 giorni, “tu non tieni niente a che vedere con lui, ma te ne devi andare da Quarto”. Il mandante, secondo l’accusa, è Cristofaro Candela, boss della zona di Quarto. Era lui a temere di più le dichiarazioni di Teo: “Che sta dicendo? Digli di far stare tranquille otto persone della zona di Marano, compagni miei”, disse nell’agosto del 2017 al suocero del neo pentito. “Digli che a me mi deve togliere di mezzo e che se mi fa prendere 7 anni di carcere gli mando io il messaggio: ti impicco fuori alla porta di casa”, gli disse quando fu convocato nella sua casa di Quarto. Poi un crescendo di reazioni sempre più dure, fino ad arrivare all’esplosione di colpi di un petardo nel giardino, di un furto all’interno dell’appartamento e di una bomba carta fatta esplodere proprio all’interno dell’appartamento dei familiari del pentito. In preda all’ira, un giorno, la sorella di Teodoro rispose alle provocazione e disse: “Venite dentro e sparatemi”. La risposta fu lapidaria: “Vi vengo a sparare io quando sarà il momento, il mese prossimo facciamo i conti”. Il mese prossimo, secondo i pm, coincideva con la fine del 180 giorni nei quali un pentito deve raccontare tutto ciò di cui è a conoscenza su delitti commessi da se stesso o da altri. Quanto poi Candela fu arrestato, a prendere il suo posto è stato un altro personaggio di spessore del clan, Ovvero, Antonio Di Maro, che aiutato da Carlo Mirengo, furono più volte fuori l’abitazione dei familiari di Teo ad esplodere petardi. Le manette per i 10 presunti affiliati al clan Orlando sono scattate su ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip e richiesta dai pm antimafia napoletani e hanno riguardato il 57enne Cristofaro Candela di Marano; il 45enne di Quarto, Giuseppe Ciotola; il 24enne di Quarto, Antonio Di Maro detto ‘ o ciacio; il 33enne di Quarto, Antonio Agrillo; il 21enne di Quarto, Carlo Mirengo detto ‘o scimmione;  il 27enne di Quarto. Fortunato Parisi; il 60enne di Quarto, Patrizio Parisi; il 37enne di Quarto, Gennaro De Rosa; il 27enne di Quarto, Alberto Baldo; il 51enne di Quarto, Vincenzo Grillo.Le accuse di cui devono rispondere gli indagati, a vario titolo e a seconda delle posizioni, sono istigazione a ritrattare dichiarazioni rese all’autorità giudiziarie, furto in abitazione e danneggiamento, reati aggravati dalle finalità mafiose. Gli arrestati, come ha dimostrato l’indagine dei carabinieri coordinata dalla Dda, a partire da agosto 2017 hanno intimidito i due congiunti stretti del collaboratore di giustizia che più di tutti e più recentemente con le sue dichiarazioni aveva contribuito ai colpi inferti ai clan Orlando e Polverino. Alle minacce, con un riferimento inquietante anche alle figlie dell’uomo minacciato, tra cui la compagna del pentito, è poi seguìto un furto in casa di Giuseppe Di Pierno: i malviventi sono penetrati forzando la porta d’ingresso, approfittando del fatto che le vittime avevano dovuto lasciare l’appartamento con urgenza per motivi di sicurezza. Nell’abitazione esplosero, inoltre, petardi danneggiando il bagno, pareti, porte, mobili ed effetti personali.tutto ripreso dalla coraggiosa ragazzina che li ha incastrati. Adesso sono tutti sotto protezione.

 




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