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I fatti risalgono alJ'ottobre del 2016, allorquando durante I 'ultima sera di permanenza della donna in un noto hotel della penisola sorrentina, due dei soggetti suindicati, barman in servizio presso la struttura alberghiera, offrivano alla donna ed a sua figlia un drink contenente la cd "droga da stupro" (sostanze appartenenti alle classi farmacologiche Z-drugs e benzodiazepine). Le attenzioni venivano, quindi, concentrate dai due barman sulla sola donna di circa cinquant'anni, che veniva dagli stessi condotta nell'adiacente locale piscina, ove entrambi abusavano di lei. Consumata la prima violenza la donna veniva data in consegna ad altro dipendente dell'hotel che la conduceva all'interno di una stanza alloggio del personale, ove ad attenderla vi era un numero imprecisato di uomini, nell'ordine di una decina almeno, molti dei quali nudi, che a turno usavano violenza sessuale su di lei.
La donna veniva fotografata e ripresa dal branco mediante telefonini. Ultimata la violenza di gruppo, uno di loro poi la riaccompagnava al piano della stanza. Rientrata in Gran Bretagna la donna prontamente denunciava l'accaduto alla polizia del Kent; veniva sottoposta, quindi, al prelievo di campioni biologici e ad accertamenti medico legali. I sanitari britannici rilevavano lividi ed ecchimosi su tutto il corpo. Veniva, quindi, informata l'Autorità Giudiziaria italiana tramite il Servizio di Cooperazione Internazionale della polizia.
E' stato possibile pervenire all'identificazione solo di alcuni dei componenti dell'esame dei dispositivi sequestrati al personale maschile in servizio presso la struttura, da cui è emersa una chat denominata "cattive abitudini" ove gli autori dello stupro commentavano l'accaduto, nonché altri scambi di messaggi contenenti anche le foto della donna durante la violenza; il rilevamento della presenza del DNA degli indagati sul corpo della vittima ed in particolare sulle aree interessate dalla violenza; la foto dei due barman scattata dalla cittadina britannica con il proprio telefonino; la presenza di un tatuaggio a forma di corona sul collo di uno degli autori dello stupro, così come descritto dalla vittima. E' stato inoltre disposto esame tossicologico sui campioni biologici della donna (urina e capelli) da cui è emersa la somministrazione nel periodo temporale coincidente con il denunciato stupro di sostanze appartenenti alle classi farmacologiche meglio conosciute come "droga da stupro" in grado di alterare la capacità di autodeterminazione della vittima e la sua capacità di reazione.
In definitiva, le articolate indagini, di natura tecnico-scientifica, disposte dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, unitamente agli accertamenti urgenti effettuati dalla Polizia del Kent hanno consentito di fornire ampi ed incontrovertibili riscontri al contenuto della denuncia della cittadina britannica.
Sorrento, il branco di stupratori aveva anche un gruppo Whats App dal nome "cattive abitudini". TUTTI I NOMI
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