E' in coma all'ospedale Cto di Napoli con una sospetta infezione cerebrale, Antonio Michele Elia, 21 anni, detto "Mycol", giovane detenuto proveniente dal carcere di Poggioreale dove stava scontando una pena a oltre 11 anni di carcere inflittagli nel marzo scorso per traffico di droga.Potrebbe interessarti
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Intanto la direzione del carcere interviene su un altro caso denunciato due settimane fa sempre da Pietro Ioia, quella del detenuto Roberto Leva anch'egli ricoverato in coma all'ospedale San Paolo per presunti maltrattamenti subiti in carcere. La direzione della Casa circondariale di Poggioreale "nel doveroso e profondo rispetto delle indagini giudiziarie in atto, intende precisare - si legge in una nota - che i ricoveri subiti dal detenuto Roberto Leva sono stati determinati dalle gravi patologie di cui egli e' risultato affetto e per le quali gli e' stato concesso il differimento della pena". Sulla vicenda del detenuto, che era stato ricoverato al Cardarelli per una frattura al setto nasale e dimesso dopo un giorno per essere poi trasferito in gravi condizioni in un altro ospedale, era stato presentato nei giorni scorsi un esposto in procura per sollecitare accertamenti su eventuali negligenze dei medici e sulla causa delle lesioni. "Le notizie che i ricoveri siano stati invece causati da abusi in suo danno - scrive la direzione del carcere - , sono smentite dalle attivita' sin qui compiute dagli operatori medici e di polizia dell'Istituto". Secondo la direzione la diffusione di notizie prive di adeguato riscontro "non rende un buon servizio alla tutela dei diritti dei detenuti, gettando ingiustificato discredito sull'operato dell'amministrazione penitenziaria e della Polizia penitenziaria e minando il rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni". L' istituto di Napoli "e' in prima linea nella difesa dei diritti costituzionali dei cittadini detenuti e rappresenta un luogo di recupero e riaffermazione del primato della legalita', sforzandosi con le risorse di personale ed economiche a disposizione e con tutte le difficolta' strutturali ben note, di interpretare un modello detentivo volto alla rieducazione dei condannati".





