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L’uomo è sconvolto, consapevole che la sua primogenita è sovrappeso, ma il rifiuto di confezionarle l’abito dei suoi sogni lo vive come un affronto, un’offesa alla figlia. "Avvocà io pago e pago bene, come può l’atelier rifiutarsi di confezionare un abito? Mia figlia è stata discriminata".
Il primo contatto con il negozio di abiti da sposa parte subito e la risposto è immediata: "L’abito scelto dalla signora presenta caratteristiche non idonee e non pensate per una sposa in sovrappeso. Nulla di discriminante, ma confezionando quell’abito in misura extralarge si andrebbe a snaturare l’originalità e la peculiarità dello stesso". Il padre della ragazza non si capacità di tutto ciò, ma l'avvocato Fattorusso forte della sua esperienza capisce subito che presentare una causa del genere in tribunale sarebbe solo una grossa perdita di tempo e di denaro, vista l'alta probabilità di insuccesso del suo assistito.
"Il codice civile parla di “autonomia contrattuale tra le parti”, e in virtù di questo, è vero che il cliente ha libertà di decidere il contenuto del contratto, ma è anche vero che l’artigiano, il professionista o il commerciante ha piena facoltà di decidere a chi vendere".
E il fattore discriminante viene meno, nel momento in cui l’atelier chiarisce la sua posizione. "Per farla breve, l’attività commerciale puntualizza che il rifiuto non è assoluto, bensì relativo a quell’abito specifico. Alla sposa l’atelier ha offerto diverse altre opzioni, che meglio potevano essere riadattate anche in misura XXXL, ma non l’abito scelto in primo momento, perché ne avrebbe snaturato l'idea di fondo".
"Ho faticato non poco a convincere soprattutto il papà della sposa a desistere dal fare causa, andando contro i miei stessi interessi professionali, e avviando una mediazione tra le parti - aggiunge l’avvocato Fattoruso - ma alla fine la ragazza ha capito, e ha scelto un altro abito simile, che meglio si conformava al suo portamento". Contenta lei, contenti tutti. Salvato l’onore della sposa e dell’atelier. Il matrimonio si celebrerà tra pochi mesi. L’atelier è stato invitato alla cerimonia? «Chissà», conclude il legale.
Sposa troppo grassa costretta a cambiare vestito: l'atelier si è rifiutato di venderle quello scelto
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