‘Non può essere sempre estate’ di Panizon e Iannucci per ‘Vivere la periferia’. Al cinema Pierrot di Ponticelli

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Lunedì 23 aprile 2018 alle 17.00 per Vivere la periferia: teatro, cinema ed educazione, sarà proiettato il film “Non può essere sempre estate” di Margherita Panizon e Sabrina Iannucci. Il film, sviluppato nel progetto FilmaP – Atelier di cinema del reale di Ponticelli e prodotto da Arci Movie e Parallelo 41 produzioni e in collaborazione con la Fondazione Eduardo De Filippo, racconta i Maestri di Strada, Nicola Laieta, Giuseppe di Somma e Mena Carillo alle prese con gli adolescenti e i giovani educatori della città di Napoli e delle sue periferie nel  laboratorio di Teatro Educazione, sviluppato all’interno del Progetto E-Vai dell’Associazione Maestri di Strada Onlus, con la collaborazione degli educ-attori dell’Associazione Trerrote.
Le associazioni Arci Movie e Maestri di Strada Onlus, da molti anni impegnate sui nostri territori per lo sviluppo educativo, sociale e culturale sono state accomunate da una esperienza particolare e interessante: un laboratorio teatrale con i giovani a san Giovanni a Teduccio si è fuso con il lavoro di documentazione cinematografica dell’Atelier di cinema del reale di Ponticelli.
Non può essere sempre estate è un documentario che racconta l’adolescenza attraverso questa esperienza di attività teatrale di un gruppo di ragazzi della periferia napoletana. Chiara Stella, Domenico e Alessio hanno 15 anni, e tutti i lunedì vanno a fare le prove di teatro al Centro Asterix, uno spazio ricreativo con dentro un piccolo teatro che si trova a San Giovanni a Teduccio, quartiere della periferia Est di Napoli. I tre vengono da lì vicino: Ponticelli, Barra e la stessa San Giovanni.
Devono prepararsi per mettere in scena Vincenzo De Pretore, una commedia di Eduardo De Filippo. Nicola, il regista dello spettacolo, ha proposto loro questo testo per un motivo: rispecchia le condizioni di vita di alcuni ragazzi e rappresenta delle possibili realtà con le quali si confrontano quotidianamente.
Questo film – dicono le registe – nasce dall’esigenza di raccontare un momento specifico della vita di ogni essere umano: l’adolescenza, in questo caso in un contesto limite come quello della periferia di Napoli, cercando però di dare a questa fase uno sguardo positivo, volto al futuro, alla necessità e al diritto di essere felici. Quello a cui assistiamo sono le vite dei ragazzi, i loro dubbi, le loro gioie e le loro insicurezze.
Il film ricerca l’ansia e la premura di una generazione cresciuta in un altro modo e in un altro mondo: quella degli educatori, nello specifico di Nicola, pronto a rincorrere e a ricercare un modo per andare incontro ai ragazzi che si danno per persi, o per trovare il metodo adeguato per capirli e farli crescere.
I temi legati alle dinamiche adolescenziali sono esplorati attraverso gli scambi e le relazioni tra i ragazzi durante le improvvisazioni, tra una prova e l’altra e fuori dal teatro.
Il film non ha un punto di attenzione preciso o una visione oggettiva della condizione adolescenziale in generale. Si evitano i pregiudizi, ogni personaggio si racconta attraverso il teatro e la relazione con i suoi compagni. È pertanto un film corale, ma che presenta attenzione all’evoluzione dei tre personaggi principali rappresentandoli da vicino, spesso proprio dentro la scena teatrale.


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