Si alza di nuovo la voce di aiuto da parte dei familiari dei tre napoletani scomparsi in Messico dal 31 gennaio scorso ma i familiari di Raffaele Russo, del figlio Antonio e del nipote Vincenzo Cimmino tengono alta l'attenzione sul caso.Potrebbe interessarti
Spari nella notte a Volla: 42enne ferito al piede, mistero sul movente
Napoli, ecco la nuova ordinanza contro il caos movida
Camorra, le rivelazioni del pentito Errico D’Ambrosio: la rete segreta del clan Amato-Pagano
Rapine di orologi di lusso tra Spagna e Italia: presi 5 della gang dei “trasfertisti del lusso”
Eppure il quadro appare chiaro, nonostante i silenzi delle autorità locali messicane. Vi sono infatti tre messaggi vocali inviati via waths app da Cimmino e Russo junior ai familiari rimasti in hotel che chiariscono la successione degli eventi. Intorno alle 16 (ora locale) del 31 gennaio, infatti, i due giovani - forse ancora inconsapevoli del destino che li attendeva - hanno spiegato di essere stati intercettati e fermati, senza un motivo, mentre facevano rifornimento di benzina a poca distanza dalla località di Tecalitlán - nella regione di Jalisco - a poco meno di 50 chilometri da Ciudad Guzmán.
Ma se questo è vero, perché nessuna autorità di polizia spiega chi, come, perché e dove ha condotto i due napoletani? Ad aggiungere mistero al mistero c'è poi - stando alla versione riferita dallo stesso Daniele Russo e da suo cugino, Gennaro Esposito, che al nostro giornale hanno riferito che le due auto prese a noleggio da Raffaele Russo, da suo figlio e dal nipote (due Honda CRV bianche) - la circostanza a dir poco inquietante del ritrovamento avvenuto solo in tarda serata del 31 gennaio dei veicoli: l'uno affiancato all'altro, con due portiere aperte e - soprattutto - senza più i passeggeri all'interno.
Napoletani scomparsi in Messico, la famiglia: 'Battere la pista della polizia locale'
Notizie del giorno
- 08:57
- 08:35
- 08:23
- 07:50
- 06:29
- 06:12
- 00:05





