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Antonio Iovine nelle sue dichiarazioni ha ricordato che dell'omicidio del vigile nel gruppo se ne parlava gia' da tempo per vendicare l'omicidio di Maurizio Russo nel quale l'agente della municipale aveva fatto da specchiettista secondo Sandokan. Sul caso dei documenti del vigile urbano ritrovati in un incidente aereo qualche giorno prima dell'omicidio, il boss pentito dice di non sapere nulla. Il volo parti' da Orio al Serio e doveva arrivare a Santo Domingo, ma precipito' alle Azzorre. "Non ne ho mai sentito parlare ma ricordo che a Santo Domingo c'era la compagna di Antonio Bardellino, Rita De Vita, con la quale aveva avuto tre figli". A questo proposito, il collaboratore in un interrogatorio questo anno ha raccontato di essersi ricordato di quell'episodio e che Antonio Diana si decise di ucciderlo proprio quando cadde l'aereo per Santo Domingo e furono ritrovati i suoi documenti. Dell'agguato avvenuto in via Roma alle 18.45 dell'11 febbraio 1989, Iovine ricorda anche le armi utilizzate: un fucile Safari a pompa calibro 12, un fucile da caccia e una Beretta 9X21 che non esplose colpi. "Avevo il volto coperto da passamontagna in quanto avvenne in pieno giorno la Fiat Uno che utilizzammo era stata rubata in precedenza". Su un particolare, 'o Ninno non ha saputo dare delle spiegazioni. Secondo Iovine, infatti, all'omicidio non partecipo' Cipriano D'Alessandro, e non ha saputo spiegare per quale motivo questi si sia autoaccusato che "non aveva funzioni di killer bensi' attivita' imprenditoriali". Ma come ha fatto notare alla corte l'avvocato Paolo Gallina, (difensore di Giovanni Diana arrestato nel 2016) il pentito Cipriano D'Alessandro non solo rispetto a Iovine dice di aver partecipato in prima persona a quell'agguato ma ha fornito indicazioni diverse anche rispetto all'auto utilizzata dal commando di morte e al luogo in cui fu bruciata l'autovettura.