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Setola finto cieco per evadere, dura requisitoria del pm: “I falsi certificati presupposti per le stragi”

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Caserta. I falsi certificati a Giuseppe Setola furono i presupposti per le stragi. Durissima la requisitoria del pm dell’antimafia, Alessandro Milita, nel processo che si sta celebrando al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti dello stragista dei Casalesi, Giuseppe Setola e dell’oculista di Pavia Aldo Fronterrè, ritenuto un luminare nel suo campo, accusato di concorso esterno in associazione camorristica e false attestazioni alle autorità giudiziaria. La requisitoria iniziata oggi si concluderà nell’udienza del 13 marzo con le richieste di pena per i due imputati: Setola e Fronterrè. L’altro coimputato, l’avvocato Girolamo Casella è stato già condannato a undici anni di reclusione per gli stessi fatti. Al centro della vicenda la fuga di Giuseppe Setola dalla clinica Maugeri di Pavia dove era ricoverato ai domiciliari per problemi di salute. Quasi cieco ad un occhio, ma ci vedeva benissimo. Secondo l’accusa Fronterrè avrebbe presentato, tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007, falsi certificati medici diagnosticando a Setola una malattia all’occhio destro, un foro maculare, di cui Setola non avrebbe mai sofferto, mentre invece il boss aveva effettivamente dei disturbi all’occhio sinistro per un trauma subito in gioventù. Per quella diagnosi, la Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere concesse il 18 gennaio 2008 gli arresti domiciliari al boss in un’abitazione nei pressi della clinica Maugeri di Pavia, dove lavorava Fronterrè e dove il killer si sarebbe dovuto curare. Tre mesi dopo, il 18 aprile, Setola evase dalla clinica dando inizio alla stagione delle stragi nel casertano. Milita che durante il processo è passato dalla Dda di Napoli alla Procura di Santa Maria Capua Vetere come aggiunto, ha – durante la requisitoria – fatto un exursus su Giuseppe Setola e sul suo curriculum criminale “questo è l’ultimo processo riguardante Setola e il periodo dell’evasione e degli omicidi – ha spiegato -. Un’eventuale condanna sarebbe irrilevante per Setola, che ha numerosi ergastoli da scontare, ma sarebbe fondamentale perchè dichiarerebbe falsa quella cartella clinica usata da Setola con la complicità del suo ex legale Girolamo Casella, che per questi fatti è già stato condannato definitivamente (undici anni la condanna per l’avvocato Casella), e dello stesso Fronterrè: tra 5 o 10 anni, quando sarà calata la memoria delle gesta terroristiche compiute da Setola, nessuno potrà più usare questa cartella clinica per provare a farlo uscire dal carcere, o comunque bisognerà stare molto attenti per non incorrere in gravi reati”.

Nel corso della requisitoria, il pubblico ministero ha stigmatizzato la tesi difensiva del medico pavese definendolo ‘ridicolo’. Durante l’esame, in dibattimento, Fronterrè aveva affermato che “si ritrovò Setola alla clinica Maugeri di cui era un primario senza sapere perchè. Questa è una versione che ripugna alla logica umana, e che contraddice l’ammissione fatta da Fronterrè durante l’interrogatorio di garanzia effettuato in carcere dopo l’arresto del dicembre 2012.  Lì, davanti al Gip, ammise di aver accentuato la patologia di Setola”. Il comportamento del primario non si sarebbe limitato a quei certificati fasulli ma sarebbe prevalso anche dopo l’arresto di Setola nel 2009, quando tutti vennero a conoscenza che era responsabile della strage degli africani: “continuò a tentare di farlo uscire dal carcere presentando un’altra consulenza al processo per la strage degli africani”. Il pm riporta anche le dichiarazioni spontanee fatte da Setola in aula nell’ottobre 2014, quando il camorrista dichiarò di voler iniziare un percorso di collaborazione con la giustizia. “Ci vedo molto bene, racconterò tutto alla Dda” ricorda Milita; la cosa non andò avanti perchè “fortunatamente – aggiunge il pm – la collaborazione non si concretizzò”.


Articolo pubblicato da La Redazione il giorno 29 Gennaio 2018 - 17:03

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