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Parole forti, parole di una vita nelle chat di un gruppo di amici che in questo periodo è al centro delle indagini per il tentato omicidio di Arturo. Basta scorrere il profilo aperto di F.C., per capire da chi è composta la sua cerchia di amici, a chi si ispira la determinazione di un adolescente che giura di non essere un bullo e respinge al mittente le accuse di due testimoni oculari. Una galleria di pose plastiche, di torsi nudi, di sguardi rigorosamente incazzati o occhiali scuri per dare fascino tenebroso alle proprie posture. Sono Kekko, Genny, Enzo, Luigi, Fede, Nunzia e tanti altri. Una galleria umana piena di frasi spicciole destinate a rafforzare la propria appartenenza al gruppo.
Dopo il messaggio di "Genny", arriva quello di una tale "Loren" che incoraggiava l'amico a tenere duro (e a non lasciarsi andare a confessioni che potrebbero inguaiare anche altri esponenti del gruppo): "Esci presto core mii, prima o poi esci, non ti preoccupare tvb, ma tanto tu sei forte e siamo tutti con te...". Ragazzetti che hanno la necessità di appartenere al gruppo e di rinsaldarlo con frasi ad effetto a ogni occasione utile. L'esigenza di fare quadrato e di non rimandare mai al giorno dopo la possibilità di soccorrere un amico, un "fratello".
E, per fare un esempio, riportiamo l'opinione del presunto "gancio" dell'aggressione di via Foria: "Gli amici veri sono quelli che se hai un problema non ti dicono a domani, ma restano fino alla fine con te...". Una esternazione ideologica di appartenenza al gruppo, al branco. Valori, gli stessi che hanno spinto F.C. a fare da palo o da gancio? Le indagini sono in corso e la polizia sta scavando, in queste ore, nel tentativo di chiudere il cerchio sul branco di quattro vigliacchi che hanno immobilizzato un ragazzino disarmato colpendolo con venti pugnalate in punti vitali.