Camorra, torna libero il vecchio boss di Secondigliano, Vincenzo Pariante

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Scaduti i termini di custodia cautelare Vincenzo Pariante è un uomo libero.

Il vecchio boss di Secondigliano ha riacquistato la libertà dopo che la Cassazione ha annullato la condanna all’ergastolo nei suoi confronti e nei confronti di Raffaele e Francesco Abbinante accusati del duplice omicidio di Fulvio Montanino e di suo zio Claudio Salierno. I due furono massacrati il 24 ottobre del 2004. Quell’agguato è passato agli annali della storia della camorra come come quello che ha dato vita alla prima faida di Scampia con gli Scissionisti e le cinque famiglie di Secondigliano tutte contro i Di Lauro. Furono ben 28 le persone che ebbero un ruolo in quel plateale agguato.
Ricostruito più volte nel corso degli ultimi anni con il pentimento di nuovi camorristi legati ai vari clan e quindi con nuovi particolari e altre persone coinvolte. Secondo quanto hanno raccontato i pentiti e quanto emerso dai vari processi il commando di killer era composto da Ciro Mauriello, Gennaro Marino, Gianluca Giuliano, Carmine Pagano e Carmine Cerrato. Il boss pentito Rosario Pariante a proposito del duplice omicidio Salierno-Montanino ha raccontato: “Avevano ucciso Federico Bizzarro a Qualiano, era un nostro affiliato e cercammo di comprendere chi fosse stato. Vennero a processo nel pubblico due nostri affiliati ossia Arcangelo Abete e Antonio Ronga detto ’o curto….Abbiamo comunicato io dalla cella e loro dal pubblico in quanto tra noi bastavano poche parole, pochi gesti per capire chi era stato. Io mimai con gesto delle due dita che girano su se stesse che indicano l’omicidio e con il labiale chiesi chi era stato. Abete rispose mimando una coda di cavallo che indicava per me senza ombra di dubbio Cosimo Di Lauro, il figlio di Paolo che portava il codino. In quella stessa udienza decidemmo di reagire.
La persona da eliminare che potesse danneggiare Cosimo Di Lauro era Fulvio Montanino. A proporlo fu Antonio Abbinante e noi altri, ovvero io, Guido Raffaele. Quest’ultimo aveva anche motivi di rancore personale nei confronti di Montanino in quanto aveva sparato negli anni ’91, ’92 e ’93 tale Tramontano il quale era un simpatizzante degli Abbinante e svolgeva per loro attività illecite. Montanino non avvertì di questo omicidio. Io diedi materialmente l’ordine e pronunciai il nome “Fulvietto” al che Abete e Ronga capirono e fecero un cenno con la testa, Era questo il mondo in cui comunicavo a miei affiliati: poche parole e un cenno della testa”.  Ma ora la Cassazione ha annullato il fine mai per Raffaele e Francesco Abbinante e Vincenzo Pariante.

 

 


Articolo pubblicato il giorno 8 Dicembre 2017 - 09:37
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