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“Cio’ che succede a Napoli e’ qualcosa che ci lascia tutti un po’ pensierosi e preoccupati, ma le cause sono molteplici. Aiutiamo i nostri ragazzi a salvarsi dalla morte. In citta’ c’e’ una scuola di delinquenza e i maestri di questa scuola trovano l’occasione per espandere i loro insegnamenti come un virus e non ci sono ancora degli antidoti per questo cancro”. Queste le parole dell’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe, a margine della celebrazione nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi della patrona dell’Arma dei carabinieri, la Virgo Fidelis. Il riferimento del cardinale e’ alla sparatoria di sabato notte nella zona dei baretti di Chiaia dove sono rimasti feriti quattro ragazzi tra i 4 e i 19 anni da colpi d’arma da fuoco forse dopo una rissa tra gruppi. “Bisogna lavorare tutti assieme – ha detto – la famiglia, che spesso rinuncia ad accudire il bambino che mette al mondo anche se questo e’ il dovere fondamentale di ogni genitori. La scuola perche’ non c’e’ un minimo di educazione e di formazione civica. La Chiesa che deve fare un mea culpa. Dobbiamo riuscire a dare qualcosa in piu’ a questi ragazzi attraverso oratori, bande musicali, gare di calcetto nelle parrocchie.
Alla cerimonia e’ intervenuto il comandante Interregionale Carabinieri ‘Ogaden’, generale di Corpo d’Armata Giovanni Nistri, il quale, nel ricordo dell’eroico fatto d’armi, conclusosi il 21 novembre 1941, durante la seconda guerra mondiale, nella localita’ africana di Culquaber, dove un intero Battaglione di carabinieri, dimostrando “profondo amor di Patria e granitica fedelta’ al giuramento prestato, si immolo’ per impedire l’avanzata nemica’, ha sottolineato l’importanza della consapevolezza dell’essere carabinieri, “quali soldati della legge e delle istituzioni, custodi del bene comune e di cio’ che il loro ruolo richiede: impegno quotidiano, affidabilita’ costante e responsabilita’ personale”. E il nodo movida lo ha affrontato anche il questore di Napoli, Antonio De Iesu. “In questa citta’ ci sono troppi demoni e l’eta’ criminale si sta abbassando sempre di piu’, il disagio nel centro di Napoli e’ notevole e il commerciante e’ troppo spesso solo – dice – l’unica possibilita’ concreta e’ l’unita’ di lavoro tra i soggetti. La movida si concentra in alcune aree molto ristrette della citta’ di Napoli che vengono fruite da gruppi, e in alcune casi branchi, di soggetti che si aggregano, vengono dai loro quartieri periferici, portano nel centro il loro stile di vita, il loro atteggiamento comportamentale, il loro disagio, la devianza, frutto di quei quartieri”. “Dentro i quartieri si capisce come crescono e vivono i ragazzi. E’ impressionante cogliere negli occhi di minorenni che uccidono una malvagita’, una carica di violenza e aggressivita’ che porta all’interrogativo: come mai le comunita’, i quartieri hanno generato queste belve?”, aggiunge.
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