L’attesa non vale l’impresa, a giudicare dai commenti lasciati sui social per l’ultimo pezzo di Liberato. Non convince “Gaiola Portafortuna”, o almeno non convince quanto i due brani precedenti, record di visualizzazioni. “Nove Maggio”, “Tu t’e scurdat’ ‘e me” sono i successi del progetto Liberato che pare coinvolga diverse persone e che ha fatto dell’anonimato del cantante il suo segno distintivo. L’unica mano certa e nota di questo progetto napoletano è la firma di Francesco Lettieri: il regista di tutti e tre i video che questa volta ci porta sull’isola della Gaiola in questa scenografia naturale dai tratti caraibici. Gaiola è una delle isole minori di Napoli di fronte alla costa di Posillipo che nel video si vede chiaramente nella parte finale. Eravamo rimasti a parlare ‘nfacc ‘o mar dopo un giro a Mergellina ‘e cinche d”a matin’, ancora intenti a guardare i fuochi abbasc Furcell’, cadeva ‘ngopp ‘o golfo ‘na stella. Ora ci ritroviamo un po’ smarriti forse, catapultati in un ambiente che per quanto nostro pare non ci appartenga fino in fondo. Come fosse poco radicato. Allora ben venga l’ambientazione voluta per “Gaiola Portafortuna”, che può tornare utile per allargare i confini e andare oltre i nostri stessi “muri”. Ci siamo magari un po’ persi tra le strofe di una storia nuova, raccontata con un tono diverso ma che in fondo parla sempre la stessa lingua. Siamo passati da “Nun me siente, nun me pienz’, tengo ‘o core ca’ nun può purtà pacienz'” a “Nun ‘o faccio cchiù Je t”o giuro… Tu nun cagne mai, si sempe tu”. Ma cos’altro è se non la consueta dinamica di un rapporto d’amore? Certo, se Liberato ci avesse lasciato ancora un po’ tra Nisida e Procida mentre piove, ci saremmo goduti meglio e con più consapevolezza il fenomeno di “Chiure ll’uocchie par’ ‘cchiu bell’”. Ma per ora tant’è: “Gaiola Portafortuna”.
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