Vincenzo Amirante
“Ho fatto parte del gruppo criminale inizialmente costituito dai Sibillo, dai Giuliano e da mio figlio Salvatore Amirante. Prima ero ai margini, poi sono entrato a farne parte. Manuel Brunetti detto o’ chicco” entrò nel gruppo in un secondo momento, uscito dal carcere. Brunetti all’inizio contattò i Caldarelli, poi si rese conto che ormai il nuovo clan dei giovani stava prevalendo ed entrò anche lui nell’organizzazione. L’elemento comune era la contrapposizione ai Mazzarella”. Così il boss della zona dei Tribunali, Vincenzo Amirante, pentito dal mese scorso ha parlato del clan della “Paranza dei Bimbi” e dell’allenza di Forcella e centro storico tra le famiglie malavitose degli Amirante-Brunetti-Giuliano-Sibillo. Il verbale, come riporta in anteprima Il Roma, è datato 8 agosto e Vincenzo Amirante continua il suo racconto: “Mio figlio Salvatore Amirante tramite Vincenzo Garofalo entrò in rapporti con i Rinaldi di San Giovanni a Teduccio, anch’essi ostili ai Mazzarella. Posso riferire sui rapporti del nostro gruppo con i Rinaldi e in par- ticolare con Ciro Rinaldi detto “Maué, Sergio Grassia, il fratello “Bizzeffe” (Salvatore Rinaldi, ndr), ed altri. Eravamo spesso a casa loro, inizialmente quasi ogni giorno…La questione principale per la quale spingevano i Sibillo era il controllo degli affari illeciti della Maddalena, che fruttavano 14mila euro a settimana. Finché mio figlio Salvatore è stato libero, questa somma era da lui distribuita solo tra gli appartenenti al gruppo Amirante. Eravamo io e……….(omissis), quando Salvatore si trovava ai domiciliari a Ladispoli, a gestire gli incassi della Maddalena, la distribuzione dei capi d’abbigliamento con marchi contraffatti, la distribuzione agli ambulanti delle buste per contenerli. Io provvedevo al mantenimento delle famiglie dei detenuti. Mille euro a settimana andavano ai Rinaldi.
Quando fu arrestato mio figlio Salvatore, Ciro Brunetti e Alessandro Riccio andarono direttamente alla Maddalena a riscuotere i soldi. Li sottrassero a (omissis), che era il nostro incaricato alla riscossione delle estorsioni, servendosi di altri affiliati di cui riferirò. Successivamente, dopo l’arresto di mio figlio Salvatore, Ciro Brunetti tornò alla carica con l’accordo dei Rinaldi, Sibillo e Giuliano. Per cui il clan stabilì che al nostro gruppo andassero 4000 euro mentre la parte restante Emanuele e Pasquale Sibillo l’avrebbero divisa tra gli altri gruppi. Prima della rottura percepivo 1000 euro a settimana”.
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