"Se avessi voluto ucciderlo, sarei tornato indietro e avrei sparato ancora", senza timori.Potrebbe interessarti
E così il baby boss dopo il fallito agguato allo zio era andato dalla nonna, (pure lei condannata con il marito per l'estorsione a Cattleya) per affrontare lei e zio Salvatore, che volevano crescerlo "come uno scemo" e non come un camorrista. Non a caso il giovane rampollo dei Gallo nell'aprile scorso si rese protagonista di una rivolta nei confronti della polizia che lo aveva fermato nel rione Penniniello per dei controlli mentre era in sella ad una moto con un complice. Il giovane aizzò gli abitati del rione a scendere in strada tanto che la polizia dovette esplodere dei colpi di pistola in aria per disperdere "gli assalitori". Ma non è tutto perché a 14 anni aveva preso parte ad uno scontro a fuoco con i figli di elementi di spicco del clan Gionta. Era stato condannato, aveva scontato la sua pena e, la sera del ritorno a casa, a festeggiarlo c'era tutto il quartiere, con spettacolari fuochi d'artificio. Qualche mese dopo, ancora minorenne, Lello Gallo torna sulle pagine di cronaca: viene coinvolto in un brutto incidente stradale e perde un piede. Ora ha una protesi. Con lui a cercare di "lavare" l'onore della famiglia c'era un altro giovane già salito agli onori della cronaca. Si tratta di Vincenzo Falanga 'o gemello: era stato accusato di essere stato assoldato dalla "mantide di Pompei", Lucia Casciello per uccidere il marito Vincenzo Tufano, mancando il bersaglio, la notte tra il 9 e il 10 agosto 2014 nei pressi del ristorante "Balla coi Lupi" in via Civita Giuliana alla periferia di Pompei,con il quale era entrata in contrasto. Ma nel novembre scorso il Tribunale per i Minori ha assolto il presunto baby killer grazie a una consulenza balistica della difesa.




