Cronaca di Napoli

Arzano, il Comune chiude il supermercato MD di via Cristoforo Colombo

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Arzano, il Comune chiude il supermercato MD di via Cristoforo Colombo. Secondo i tecnici del comune di Arzano “Non ha le autorizzazioni”. La Procura vuole vederci chiaro.

Neanche il tempo di aprire e inaugurare i locali sotto gli occhi delle autorità cittadine e deputate al controllo, che il comune ha notificato l’avvio del procedimento con relativa chiusura ad horas del centro commerciale. Nello specifico, con la disposizione a firma del Dirigente, Gianfranco Marino a e degli uffici Suap ad appannaggio dell’assessore alle attività produttive Maddalena Tramontano, viene contestata l’assenza di cambio di destinazione d’uso dei locali appurata dopo la comunicazione di “subentro” (e di conseguenza delle relative autorizzazioni) da parte della società.

Cosa che secondo i tecnici comunali del secondo piano di Piazza Cimmino non sarebbe avvenuta in quanto pratica già respinta dal dirigente dell’epoca ,Aniello Scafuto. La struttura di via Colombo che ospitava i locali di un vecchia fabbrica è stato oggetto, tra l’altro, di alcuni interventi strutturali.

La nuova ripartizione del Centro commerciale – secondo il comune – a seguito delle opere di frazionamento, nonché la riorganizzazione degli spazi interni che si evince anche dalla non coincidenza fra l’autorizzazione rilasciata all’attività cessata e quelle dichiarate nel progetto tecnico dell’attività della società richiedente, comporta in ogni caso la nascita di una attività ex novo e soggetta, pertanto, ad una nuova autorizzazione, a seguito di apposita conferenza di servizi.

Inoltre, la pratica di ingresso finita sotto la lente dell’Ufficio Tecnico e considerata nulla, risulta comunque “carente del titolo legittimante la disponibilità dei locali nei quali la società intende svolgere l’attività”. Tutte considerazioni che hanno condotto l’Ufficio Tecnico ad emettere un ordine con cui viene intimato alla società un “divieto di prosecuzione di ogni attività per mancanza di titoli legittimi”.

Una vicenda burocratica intricata, dunque, che tiene ancora con il fiato sospeso anche decine di famiglie i cui lavoratori erano stati “ricollocati” dopo la chiusura della vecchia sede anche con nuove assunzioni.

 


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