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Detenuto tenta il suicidio nel carcere di Cassino: salvato dagli agenti penitenziari

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Un detenuto  ha tentato di uccidersi nella sua cella del carcere di Cassino, ma l’uomo è stato salvato dal tempestivo intervento dell’Agente di Polizia Penitenziaria in servizio. “L’insano gesto -posto in essere mediante impiccamento all’1.30 di notte- non è stato consumato per il tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari. Soltanto grazie all’intervento provvidenziale di due Assistente Capo del Corpo di Polizia Penitenziaria di sezione si è evitato che l’estremo gesto avesse conseguenze. L’ennesimo evento critico accaduto nel carcere di Cassino è sintomatico di quali e quanti disagi caratterizzano la quotidianità penitenziaria”, denuncia Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. Donato Capece, segretario generale del Sappe, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, evidenzia che “per fortuna delle Istituzioni, gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio in carcere -come a Cassino- con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici. E’ solamente grazie a loro, agli eroi silenziosi del quotidiano con il Basco Azzurro a cui va il ringraziamento del Sappe per quello che fanno ogni giorno, se le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie. La situazione delle carceri si è notevolmente aggravata. Basterebbe avere l’onesta di esaminare i dati sugli eventi critici accaduti in carcere nell’anno 2017”, denuncia.”I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre nell’interno anno 2017 sono inquietanti: 9.510 atti di autolesionismo (rispetto a quelli dell’anno 2016, già numerosi: 8.586), 1.135 tentati suicidi (nel 2016 furono 1.011), 7.446 colluttazioni (che erano 6.552 l’anno prima) e 1.175 ferimenti (949 nel 2016). E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”. Per il Sappe ”lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti -lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività- è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti”. E la proposta è proprio quella di ”sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili”.Anche per questo il giudizio del Sappe sulla riforma dell’ordinamento penitenziario è sempre stato critico: “I dati ci confermano che le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni -che spessissimo vedono soccombere anche gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sempre più contusi e feriti da una parte di popolazione detenuta prepotente e destabilizzante- sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli Agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie e certo non leggi che allarghino le maglie della sicurezza penitenziaria, come la riforma penitenziaria approvata qualche giorno fa dal Governo nel Consiglio dei Ministri. Avere carceri meno affollate e più moderne non vuol certo dire aprire le porte delle celle, come pure prevedeva questa scellerata riforma penitenziaria!”.


Articolo pubblicato il giorno 25 Marzo 2018 - 21:14

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