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Il crollo del prezzo del petrolio: cause e possibili conseguenze

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Si tratta di un avvenimento più unico che raro: per la prima volta nella storia, il prezzo del petrolio sarebbe sceso sotto lo zero, arrivando a toccare i -37 dollari a barile lo scorso 20 aprile. Nonostante i recenti segnali di ripresa, le continue fluttuazioni di prezzo sembrano essere state giudicate decisamente poco incoraggianti dagli esperti. Ma com’è possibile che si sia giunti a un calo simile? Quali sono le ragioni che stanno dietro a simili oscillazioni e quali potrebbero essere le ripercussioni sulle imprese?

Punti Chiave Articolo

I perché dietro al calo del prezzo del petrolio

Fonte: Pixabay

Sono in tanti ad essersi chiesti quali siano le motivazioni che abbiano portato ad un calo così significativo del prezzo del petrolio. Le ragioni sono in realtà piuttosto lampanti, soprattutto se si tiene conto dell’attuale situazione di emergenza sanitaria mondiale e della conseguente imposizione della quarantena nella maggior parte dei Paesi. Se il lockdown ha portato ad una forzata limitazione all’uso di automobili private e altri mezzi pubblici, ciò ha comportato anche una minore richiesta di petrolio, che avrebbe quindi visto scendere inevitabilmente la domanda. Se non è raro che le fluttuazioni di prezzo del petrolio dipendano dall’incontro tra la domanda e l’offerta, è assai più difficile che questo rapporto conduca a valori negativi, come successo di recente. Il calo del prezzo del petrolio fino al valore di -37 dollari sarebbe quindi da imputarsi a un’altra causa, legata in prevalenza a quanto accaduto poche settimane fa negli Stati Uniti: a differenza dell’Europa, infatti, in cui il prezzo del petrolio sarebbe sceso drasticamente ma senza toccare valori negativi, negli Usa i produttori di petrolio si sarebbero trovati incapaci di smaltire le loro scorte, vista la scarsa richiesta da parte dei proprietari di raffinerie. Considerati gli altissimi costi di estrazione e la tragica situazione che ha addirittura spinto molti produttori a pagare pur di liberarsi delle scorte invendute, è chiaro che il mercato del petrolio stia attraverso una crisi di una portata tale da aver raggiunto un prezzo ai minimi storici. Come se non bastasse, è anche importante considerare che la possibilità di fermare temporaneamente la produzione di petrolio sarebbe tutt’altro che di semplice attuazione, considerati i tempi e le risorse necessarie per fermarla e soprattutto per farla ripartire. In ogni caso, se la situazione degli Stati Uniti dovesse continuare ad avere questa tendenza per lunghi periodi è molto probabile che non resti altra soluzione.

Possibili conseguenze e primi segnali di ripresa

Fonte: Pixabay

Per quanto non si possa ancora affermare di essere fuori pericolo, è decisamente positiva la recente notizia secondo la quale il prezzo del petrolio sarebbe stato caratterizzato da una significativa risalita. Dopo i valori negativi toccati la scorsa settimana negli Stati Uniti, il prezzo del petrolio si sarebbe finalmente attestato intorno ai 20 dollari al barile, cifra ancora piuttosto bassa ma lontana dal valore di -37 dollari dello scorso 20 aprile. A cosa sarebbe dovuto questo progressivo aumento? Come dichiarato dall’API, l’American Petroleum Institute, la risalita del prezzo del petrolio sarebbe dovuta essenzialmente a due fattori: il primo sarebbe chiaramente legato all’allentamento delle misure di blocco totale, che avrebbero contribuito ad accrescere, seppur limitatamente, la domanda di petrolio; il secondo sarebbe invece dovuto alla riduzione del numero di giacenze, che si starebbero riempiendo ad una velocità decisamente meno sostenuta. Si tratta in ogni caso di tempi durissimi per le aziende legate al comparto petrolifero, che non possono far altro che cercare di sopravvivere al meglio delle loro possibilità e continuare a chiedersi quando e se mai si tornerà ai livelli precrisi. Se c’è chi si dimostra particolarmente preoccupato, come ad esempio l’esperto del settore Alberto Clò, altri sembrano mostrarsi un po’ più positivi. Tra questi, il docente di Economia delle fonti energetiche Massimo Nicolazzi: per quanto consapevole della momentanea gravità della situazione, Nicolazzi sarebbe infatti consapevole di non trovarsi di fronte ad un reale problema economico, quanto piuttosto di fronte ad un problema derivante dalla attuale situazione di emergenza, che non potrà che essere temporanea.

Non resta che resistere, dunque, e attendere che la situazione ritorni alla normalità il più in fretta possibile. Nel frattempo, considerata la momentanea volatilità del prezzo di questo asset, meglio che tutti si muovano con prudenza in ambito petrolifero, investitori compresi.


Articolo pubblicato il giorno 1 Maggio 2020 - 10:51

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