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Il consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata si schiera contro il processo da remoto

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Il consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata si schiera contro il processo da remoto e preannuncia forti forme di protesta in un lungo documento in cui spiega le motivazioni. “La notizia maturata nelle ultime ore di un decreto cura Italia approvato dalla maggioranza dei due rami del parlamento e che introduce il processo da remoto anche per il processo penale ha giustamente deluso le aspettative della gran parte dei penalisti, fiduciosi che un emendamento approvato in commissione giustizia, e che escludeva lo strumento telematico per il dibattimento, potesse trovare accoglimento quale prudente forma di mediazione”. Si legge nella nota. E poi si continua:
“L’Avvocato dunque viene rinchiuso nel quadrato del suo computer, annientato nella sua presenza fisica nell’aula di giustizia, privato di quello spazio vitale che è l’essenza della sua funzione, il cuore stesso di un pubblico dibattimento. Un processo giusto è un processo che vede al centro l’uomo.
Quell’uomo è rappresentato da parti contrapposte che si confrontano in vari momenti cruciali nello svolgimento di un’udienza. Le eccezioni, l’esame dell’imputato, la scelta su quando depositare atti documentali, la possibilità di decidere se intervenire o tacere, e infine la discussione, sono la sintesi di un’attività umana che è assolutamente annientata nel deserto della comunicazione virtuale”.

La nota continua: “Il processo penale è intuito, energia, emozione oltre che capacità di mettere al servizio di una determinata causa il proprio sapere giuridico. Qualcuno potrebbe contestare che si tratta di una soluzione transitoria destinata ad esaurirsi con la fine stessa dell’emergenza sanitaria. La diffidenza è d’obbligo, considerato l’acritico plauso con cui la soluzione è stata accolta dalla magistratura associata e l’occasione, non persa, di alcuni settori più oscurantisti che auspicano l’adozione definitiva del progetto di informatizzazione del processo. Fino a prima dell’emergenza ai penalisti veniva negato l’uso della posta certificata finanche per un semplice trasferimento di documenti o per l’inoltro di una richiesta motivata di rinvio.
Ora d’improvviso scopriamo il vaso di pandora, la soluzione a portata di mano, il desiderio neanche troppo inconscio di annullare la difesa, di eliminare finalmente il peso dell’avvocato inteso come colui che interpreta un ruolo per ridurlo a mero esecutore di prassi formali da tenere a debita distanza.Il processo penale, dunque, da rito sacrale che vede l’uomo al centro, si trasforma in una realtà virtuale che vede le norme e la loro interpretazione asettica da parte di un giudice quale momento cruciale, affossando, dunque, definitivamente, quella tradizione umanistica che già da tempo ha cominciato a disertare le aule di giustizia”.

E quindi il documento conclude: “In un momento così delicato per l’intera collettività abbiamo il dovere di impegnarci tutti per la difesa di quelle garanzie che fanno parte del nostro patrimonio genetico e culturale. Il futuro è incerto. Ma molto di quel futuro dipenderà dalle scelte che avremo il coraggio di fare oggi. Per tutti questi motivi, il Consiglio dell’Ordine di Torre Annunziata, pur nella consapevolezza che i vari protocolli in discussione presso i nostri uffici giudiziari allo stato non prevedono ipotesi di soluzioni informatiche per il processo penale, proclama fin da ora uno stato di mobilitazione dell’Avvocatura torrese, nell’auspicio che i rappresentanti dell’Avvocatura in Parlamento, a prescindere dalla collocazione politica, si uniscano in una doverosa battaglia di civiltà per impedire il tentativo di smaterializzare l’aula di giustizia. Il Consiglio si riserva, inoltre, l’adozione di durissime forme di protesta contro ogni deriva autoritaria del processo penale e contro ogni tentativo di rendere marginale la figura dell’avvocato”.


Articolo pubblicato da Redazione il giorno 25 Aprile 2020 - 11:39

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