#VERITA' PER ANGELO VASSALLO
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Omicidio Vassallo, i dubbi della Cassazione sull’accusa di depistaggio:

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Nuovi sviluppi giudiziari nell’inchiesta sull’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica assassinato nel 2010.

La Corte di Cassazione, con un provvedimento destinato a pesare sul futuro delle indagini, ha rinviato gli atti al Tribunale del Riesame di Salerno chiedendo ulteriori approfondimenti su una presunta strategia di depistaggio messa in atto da appartenenti all’Arma dei carabinieri.

Nel mirino restano l’ex ufficiale Fabio Cagnazzo e l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, per i quali si profilano forti incertezze sulla fondatezza delle accuse.

La Suprema Corte sollecita il Riesame a chiarire se vi sia stato un “accordo preventivo” finalizzato a inquinare le indagini e, soprattutto, quali siano gli elementi concreti che dimostrerebbero un rafforzamento del disegno criminoso da parte di terzi.

Dubbi, dunque, sull’impianto accusatorio costruito finora dalla Procura di Salerno, che ha ipotizzato un piano di depistaggio orchestrato per indirizzare le attenzioni su Bruno Humberto Damiani, per anni unico indagato nel caso Vassallo.

Uno dei nodi cruciali riguarda le dichiarazioni rese da Eugenio D’Atri, ritenute dal legale di Cagnazzo inutilizzabili in quanto acquisite prima della riapertura formale delle indagini. La Cassazione non esclude questa possibilità e chiede ai giudici salernitani di verificare la legittimità di quelle testimonianze.

Altro elemento di debolezza segnalato riguarda l’attendibilità dell’ex collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, le cui dichiarazioni costituiscono parte centrale del quadro accusatorio. Stessa prudenza per la posizione di Cioffi, che secondo la Cassazione non sarebbe stato ad Acciaroli il giorno dell’omicidio.

I giudici ritengono inoltre poco credibili le dichiarazioni di Pietro Campo, nipote della vittima, secondo cui avrebbe visto il brigadiere nei pressi dell’abitazione del sindaco poco prima del delitto. Campo, secondo i giudici, potrebbe essere stato suggestionato da una trasmissione televisiva sul caso.

Nonostante le perplessità emerse in sede di legittimità, la Procura di Salerno continua a puntare sul ruolo attivo di Cagnazzo e Cioffi nel tentativo di sviare le indagini. Dieci i presunti episodi di depistaggio evidenziati dai pm: tra questi, un sopralluogo ad Acciaroli per verificare la presenza di telecamere, l’acquisizione illecita di filmati, informative falsate, e persino il pestaggio di Pierluca Cillo, amico del sindaco, ritenuto depositario di informazioni delicate.

Secondo l’accusa, Vassallo aveva espresso dubbi e sospetti su presunti legami tra Cagnazzo, l’imprenditore Domenico Palladino (titolare della struttura “Le Tre Palme” dove l’ufficiale soggiornava durante le vacanze) e alcuni traffici illeciti legati alla droga. Voleva denunciarli, ma non si fidava dei carabinieri di zona. Per la Procura, proprio questi sospetti sarebbero stati all’origine della decisione di eliminarlo.

L’omicidio, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato pianificato nei dettagli, compreso un secondo sopralluogo nei pressi dell’abitazione di Vassallo a fine agosto, avvenuto con l’auto che sarebbe stata notata da un parente della vittima. Testimonianza, però, ritenuta fragile dalla Cassazione.

Il vero punto debole resta l’individuazione dell’esecutore materiale. Chi ha premuto il grilletto? A questa domanda la Procura di Salerno, guidata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli e dai pm Guarino e Cioncada, cerca ancora di dare una risposta certa. Intanto, resta aperto anche il filone investigativo sui presunti testimoni che avrebbero visto Damiani gettare una pistola in mare: un’arma mai ritrovata, ma che secondo gli accertamenti scientifici potrebbe essere stata una calibro 9, compatibile con quella usata per uccidere il sindaco pescatore.

Ora si attende la nuova udienza davanti al Riesame di Salerno, chiamato a sciogliere i numerosi interrogativi posti dalla Cassazione. Un passaggio decisivo per il futuro dell’inchiesta, che dopo oltre tredici anni continua a cercare giustizia.

(nella foto da sinistra il pentito Eugenio D’Atri, Fabio Cagnazzo e Lazzaro Cioffi)


Articolo pubblicato il giorno 11 Maggio 2025 - 10:30

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