Ultimo lavoro letterario di Diego De Silva – ‘Sono felice, dove ho sbagliato?” – e sesto che tratta le vicende personali e professionali dell’Avv. Malinconico, é stato pubblicato il 15 marzo 2022 edito da Einaudi. Protagonista, dunque, l’avvocato che riunisce in sé una miriade di inadeguatezze in cui ci si può specchiare.
Un professionista imperfetto – o meglio – come l’autore ama definirlo: un avvocato d’insuccesso. Anche se poi ha intuizioni efficaci, che racconta con divertente ironia alternata ad una vera e propria satira. É capace di attrarre ed appassionare il lettore proprio grazie ad una inaspettata ed arguta rappresentazione della realtà quotidiana, della quale esprime le contraddizioni riflettendo, oltretutto, su temi forti ed importanti:
“Mi fanno ridere quelli che si vantano di dire sempre quello che pensano. Primo perché millantano l’impossibile. Secondo perché sono dei presuntuosi ( chi ti credi di essere per dire quello che pensi?). E terzo perché dicono quello che pensano quando nessuno glielo ha chiesto. Ci avete fatto caso?[…]
N’altra cosa, già che ci siamo: non é che se dici quello che pensi sei sincero […]
Ci vuole sensibilità per essere sinceri”
In questo nuovo libro l’Avv. Malinconico é alle prese con un’insolita domanda giudiziaria da parte di un gruppo di persone che definisce “Impantanati in amore”. Cioė coloro che vivono ingabbiati nell’infelicità di storie sentimentali tormentate, al cospetto di partners poco inclini ad ascoltare le loro esigenze, incostanti, per lo più assenti.
Ma il cruccio giuridico del professionista é: ” si può intentare una causa di risarcimento danni avente ad oggetto l’infelicità amorosa?
L’assunto di partenza, prospettatogli dalla presunta cliente é: “se esiste un diritto privato, perché la sfera privata dei sentimenti non dovrebbe andare soggetta alla stessa legge che regola i rapporti patrimoniali? ”
Un caso del genere, però, non é certo contemplato dal codice, non vi sono appropriati elementi che un avvocato possa sostenere in giudizio. La domanda giudiziale é priva di fondamento giuridico. Malinconico é quindi contrario ad assumerne il patrocinio, anche se la proponente, che é a capo di un gruppo – con cui vorrebbe organizzare una class action tesa, almeno, ad ottenere una risonanza mediatica atta a riconoscere ai componenti una giustizia alternativa – gli é stata presentata dalla sua compagna Veronica, di cui si professa amica.
Le numerose vicissitudini, in molti tratti esilaranti, a cui é sottoposto Malinconico insieme al suo capo e collega di studio, Avvocato Lacalamita, hanno l’effetto di un collante per il lettore, conquistato dal desiderio di sapere come gli “sventurati” avvocati riusciranno a liberarsi dalle richieste assurde di questo gruppo molto simile a quello degli alcolisti anonimi. O, se al contrario, cederanno diventando paladini del loro mal d’amore.
E allora, come affermato dall’autore in una recente intervista, non resta che lanciarsi nella lettura di questo libro fino in fondo. L’ affascinante episodio della saga di Malinconico saprà divertire ed allietare concedendo, sulla questione, un parere che appare permeato di filosofia più che di tecnicismi giuridici. Perche il goffo e disincantato malinconico, uomo senza tanti vizi né virtù, é sempre pronto a cogliere le sfumature dell’animo umano, ad immedesimarsi in esso, tant’è che anche in questo assurdo caso giudiziario, al di là della brillante ironia e della leggerezza con cui si pone, riesce a giungere ad un epilogo addirittura commovente, ristabilendo quelli che, nell’avvicendarsi delle pagine, appaiono come equilibri intricati e lontanamente raggiungibili.
Annamaria Cafaro
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