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Scafati, Dino Faucitano divise l’ultimo caffè con il suo traditore. Ecco come si muore per un debito di droga

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Scafati. Uccisero per un debito di droga: 700 euro tanto valeva la vita di Armando Faucitano, il 47enne pregiudicato, ucciso il 26 aprile del 2015 in piazza Falcone e Borsellino a Scafati. Ieri né Marcello Adini, alias ‘o biondo, né Pasquale Rizzo ‘o tedesco, hanno risposto alle domande del Gip Maria Zambrano del Tribunale di Salerno che ha emesso nei loro confronti un’ordinanza di custodia cautelare per omicidio e concorso in omicidio. Il primo è accusato di essere uno dei due killer di Faucitano, l’altro l’amico che gli tese la trappola per farlo uccidere. Nessuna difesa per i due detenuti a Fuorni, arrestati su richiesta del pm della Dia Giancarlo Russo, insieme a Carmine Alfano, Bin Laden, detenutone carcere di Cosenza. In tutto sono 8 gli indagati per il delitto commesso in piazzetta Genova tre anni fa, insieme ai tre ci sono coloro che aiutarono Alfano e Adini subito dopo l’omicidio: Vincenzo Alfano, fratello di Carmine ritenuto anche il mandante, che recuperò i due killer dopo che questi abbandonarono la moto (un’onda Sh 125) in località Fosso dei Bagni); Vincenzo Pisacane che si occupò di far sparire le armi utilizzate; Giovanni Barbato Crocetta e Gaetano Esposito, alias Ninotto, che prepararono la moto con la quale sarebbe stato commesso l’omicidio; Alberto Panico, il ladro di Trecase, oggi collaboratore di giustizia, che rubò la moto per il delitto. Ricostruito dagli inquirenti nel corso delle indagini sull’omicidio anche un raid punitivo messo a segno da Carmine Alfano nei confronti di un gruppo di bulgari residenti a Scafati, rei di aver rubato a casa di Anna D’Isidoro, zia e madre adottiva di Antonio Matrone detto Michele, nonché moglie di Francesco Matrone. Michele Matrone risulta tra gli indagati per essere il mandante di quell’episodio.
Quel giorno a tradire Faucitano fu Pasquale Rizzo, dipendente di Carmine Alfano, nel suo negozio di animali e complice nella tratta dei cani provenienti dall’estero del pregiudicato. Rizzo, con il quale la vittima divise il suo ultimo caffè al blu bar di via De Gasperi, portò Faucitano in piazzetta Genova dove poi i killer lo uccisero. I due vivevano insieme, nell’appartamento della vittima, o meglio Alfano aveva chiesto al pregiudicato – detenuto ai domiciliari, di ospitare Rizzo che non aveva dove andare a dormire, e fu proprio ‘o tedesco – era nato in Germania, da qui il soprannome – a tradire la vittima. I carabinieri del reparto Territoriale di Nocera hanno ricostruito le fasi precedenti e quelle successive dell’omicidio con estrema precisione, a saldare i tasselli dell’indagini sono arrivati poi anche i collaboratori di giustizia: Alfonso Loreto, Romolo Ridosso, Dario Spinelli, Alberto Panico e Massimo Fattoruso. Carmine Alfano, ritenuto insieme al padre Gennaro Alfano (alias bim bus bam) e al fratello Vincenzo esponenti del clan Aquino-Annunziata di Boscoreale gestiva lo spaccio a Scafati ed è nell’ambito di questo affare che maturò la decisione di uccidere Armando Faucitano, debitore di mille euro nei confronti del pericoloso pregiudicato, per l’acquisto di stupefacente. Pochi giorni prima del delitto, Faucitano aveva avuto un ultimatum da ‘Bin Laden’: ‘Entro sabato devi saldare il debito’. Ma Dino Faucitano riuscì in quei giorni solo a racimolare 300 euro, il resto non li aveva. Sapeva che Carmine Alfano era pericoloso ed era determinato a denunciarlo il lunedì successivo se non fosse riuscito a trovare i soldi. Ma non fece in tempo: la domenica mattina fu ucciso in piazzetta Genova, davanti agli occhi del suo amico Pasquale Rizzo che i killer non toccarono proprio.

Rosaria Federico


Articolo pubblicato il giorno 22 Gennaio 2019 - 06:18

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