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Riscoprire Capaccio Paestum tra le erbe selvatiche

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Fuori dagli itinerari più noti, il Cilento profuma di erbe selvatiche. Per scoprirlo e riscoprirlo non occorrono solo conoscenze botaniche ma anche il lavoro dei sensi, intuito compreso. Dionisia De Santis, esperta in erboristeria e fitoterapia, studiosa che porta nel suo bagaglio la stessa saggezza dei contadini mista al sapere “alto” di chi cataloga, approfondisce, mette in campo e soprattutto condivide. In collaborazione con Storie di Pane di Capaccio, lo store della gastronomia cilentana con sede anche a Vallo della Lucania, è nata una giornata alla scoperta delle erbe selvatiche eduli e benefiche per l’organismo, portate in tavola da Cristian Ricchiuti, chef di Storie di Pane, creando capolavori di colore, gusto e salute. Buone e spontanee come una volta. Alla passeggiata botanica tra le sorgenti di capo di fiume e il Monte Vesole hanno partecipato venti persone, cilentane e non, conoscitori e appassionati. Un viaggio nella natura, ma anche in una gastronomia vivace, saporita, inaspettata. Con i suoi boschi, fiumi e dolci rilievi, il Cilento è uno scrigno di tesori, molti buoni da mangiare e dalle grandi possibilità terapeutiche. Senza contare che «un terzo delle piante presenti in Italia vive sul nostro territorio – spiega Dionisia – e almeno altre 50 non sono segnalate». Avvicinandosi all’acqua – siamo alle Sorgenti di Capo di Fiume a Capaccio – si scoprono erbe dalle grandi proprietà diuretiche. Tante le piante che crescono spontaneamente nei terreni incolti, facili da trovare anche lungo i sentieri di campagna, come i rovi. Lamio, finocchio, aglio, bugola, malva, crisantemo. Salendo nei boschi, raggiungendo il Monte Vesole tra Trentinara e Capaccio, si scoprono grandi varietà di specie e la presenza di essenze forestali come l’ontano napoletano, l’acero napoletano, l’acero di Lober e preziosi endemismi dell’Appennino meridionale. Arrivando in tavola, nello storie di Storie di pane, nel centro di Capaccio Scalo, lo chef Cristian Ricchiuti ha cucinato le erbe raccolte, realizzando piatti che si mangiano con i cinque sensi. Negli antipasti pizza con fiori e foglie di aglio selvatico, bruschette con pesto d’aglio selvatico, fiori e foglie selvatiche in pastella fritte, caprino locale. Nel primo una pasta fresca con pesto a base di foglie di finocchietto selvatico. Parmigiana di aspraggine e un contorno di insalata con fiori di carota selvatica, sulla, aglio selvatico, malva, recardia, giacinto dal pennacchio e per concludere un tortino ai fichi del Cilento e noci con miele e fiori di Sulla.


Articolo pubblicato il giorno 30 Aprile 2018 - 14:19

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